Alta l'adesione dei lavoratori dei trasporti allo sciopero generale di oggi, 22 giugno, proclamato da USB, CUB, Cib-Unicobas, Snater, USI e SI-Cobas a cui hanno aderito consistenti pezzi di Cgil, di intere RSU, di giuristi, costituzionalisti ed esperti del diritto, nonché di articolazioni dei movimenti sociali.
In tutte le regioni ha pesato il blocco del trasporto pubblico locale;
a Roma ha aderito il 70% del personale addetto al movimento, bloccate le linee ferroviarie in concessione, ferma la metro A e forti rallentamenti nelle linee B e B1. Ha aderito allo sciopero, inoltre, circa il 50% del personale di guida della società Co.Tra.L. della regione Lazio.
Oltre il 70% di adesione nel settore automobilistico della società ACTV di Venezia, oltre il 50% nella navigazione; cancellati 36 voli in partenza dall'aeroporto Marco Polo oltre 10 i voli riprogrammati con diversa partenza; numerose le cancellazioni negli aeroporti di Roma e Milano.
Vistosa la partecipazione dei lavoratori autoferrotranvieri della regione Sicilia, fermo il trasporto pubblico a Napoli e provincia, grandi disagi nella città di Salerno.
A Milano metropolitane ferme con un'adesione degli addetti al trasporto in superficie del 70%. A Gorizia fermi il 70 % dei bus urbani , il 53 % a Trieste, adesione del 47 % nel servizio urbano della città di Udine, il 19 % a Pordenone. Esclusa la Regione Emilia Romagna dalla mobilitazione di sciopero.
Numerose le soppressioni e ritardi nel servizio ferroviario in numerose Regioni, in particolare nel Lazio.
Chiaro il segnale che proviene dalla categoria già impegnata ad ostacolare le politiche di liberalizzazione e privatizzazione dei vari settori che stanno provocando una forte aggressione ai diritti, ai livelli occupazionali e salariali.
Una categoria, quella dei trasporti, che attraverso questo sciopero generale ha confermato il suo protagonismo contro le politiche economiche e sociali del governo Monti e il ricatto del debito, contro le privatizzazioni nel settore; contro l'attacco alle condizioni e al diritto del lavoro, contro l'aumento della precarietà e contro la manomissione dell'articolo 18; contro l'aumento delle tasse e contro l'IMU; contro l'attacco alla pensione, al diritto alla salute e alla sicurezza sui posti di lavoro.