Facciamo il punto sulla trattativa di rinnovo del contratto collettivo nazionale, come USB siamo ormai presenti in tanti negozi del gruppo COOP e condividiamo a pieno le preoccupazioni dei lavoratori riguardo una trattativa condizionata dall’ultimo rinnovo del CCNL del commercio privato. Vediamo dunque gli aspetti più importanti in discussione.
MALATTIA - La proposta delle imprese cooperative consiste nel voler corrispondere per i tre giorni iniziali, nel corso di un biennio, il 100% della retribuzione per i primi sei eventi, il 50% per il 7° e l’8° evento e zero dal 9° evento in poi. UN ATTACCO AL DIRITTO ALLA MALATTIA CON CUI DICONO DI VOLER COLPIRE L’ASSENTEISMO MA COL QUALE INVECE PENALIZZANO TUTTI INDISTINTAMENTE.
ORARIO DI LAVORO – Le Coop propongono di fissare l’orario di lavoro per i nuovi assunti in 40 ore settimanali (anziché 37 o 38 come adesso) a pari salario per i primi 4 anni di lavoro, con una conseguente significativa diminuzione della paga oraria. Una cosa già molto pesante di per sé e che ci fa porre una domanda: varrà anche per la miriade di part-time che nei prossimi anni passeranno full-time? AUMENTEREBBERO ANCORA DI PIU’ LE GIA’ PESANTI DISPARITA’ DI TRATTAMENTO FRA LAVORATORI, E CIO’ SAREBBE INACCETTABILE.
MAGGIORAZIONI – Mentre in tutti i negozi attendiamo da anni un miglior riconoscimento delle prestazioni festive, notturne e straordinarie, LE ASSOCIAZIONI DATORIALI PROPONGONO UN ABBASSAMENTO DEL 5% DI TUTTE LE MAGGIORAZIONI.
DOPPI REGIMI - Le Coop continuano sulla loro strada di voler creare diversificazioni di trattamento tra vecchi e nuovi assunti e tra diversi canali di vendita (con riduzione dei permessi retribuiti del personale, 48 mesi di anzianità per maturare il diritto al IV° livello, part-time minimo a 12 ore settimanali, e non solo), come già fecero al tempo dell’introduzione della tipologia ipermercati, negozi con personale giovane e fortemente penalizzato dal punto di vista del salario e dei diritti.
SECONDO LIVELLO DI CONTRATTAZIONE – Le Coop vorrebbero ridurre il ruolo delle Rsu, ossia dei delegati sindacali eletti dai lavoratori e quindi più vicini alle loro esigenze, cancellando il “confronto finalizzato ad intese” su temi importanti come l’organizzazione del lavoro e il lavoro domenicale e festivo . UNA VOLONTA’ CHE NON PUO’ ESSERE FATTA PASSARE, VISTO CHE IL LUOGO DI LAVORO DEVE RIMANERE CENTRALE NELLE RELAZIONI SINDACALI E NON PUO’ ESSERE RIDOTTO A SEMPLICE PUNTO DI RICADUTA DELLE DECISIONI PRESE NELLE ALTE STANZE.
“AUMENTI” SALARIALI – Sembra che la trattativa economica si dovrebbe chiudere su una cifra di 86 euro (lordi per i full-time, quindi si parla più o meno della metà per i tantissimi part-time) che arriveranno a regime a fine 2013, quasi sicuramente scaglionati in diverse tranches da pochi spiccioli ciascuna come per gli ultimi rinnovi contrattuali. UNA CIFRA NETTAMENTE AL DI SOTTO DI QUELLE DEGLI ANNI PASSATI E CHE E’ ASSOLUTAMENTE INADATTA A COPRIRE L’AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA CHE CI TROVEREMO DAVANTI NEI PROSSIMI ANNI.
Tutto quanto sopra esposto merita una reazione forte da parte dei lavoratori, visto che siamo in presenza di una proposta delle imprese che mira a peggiorare considerevolmente le condizioni dei dipendenti. In occasione del recente rinnovo del contratto nazionale del Commercio (anch’esso molto pesante) sono partiti numerosi scioperi spontanei in diversi negozi di grandi aziende. Se la cooperazione dovesse confermare la volontà sui temi oggetto di confronto saranno doverose altre iniziative di lotta che facciano capire che i lavoratori e le lavoratrici non ci stanno ad arrendersi.
Lo sciopero indetto dalla Filcams-Cgil, con modalità ed esiti diversi in relazione ai singoli territori: in alcune province lo sciopero è stato preparato bene, in altre inspiegabilmente c’è stata pochissima e ambigua informazione nonché addirittura indizioni domenicali o di poche ore, alimentando fra i lavoratori la sensazione di non aver voluto fare “troppo male” alle Coop.
Per coerenza, se le associazioni datoriali rimarranno ferme sulle loro posizioni, la Cgil non dovrebbe, se coerente, mettere la propria firma sul rinnovo del CCNL, come ha fatto per quello del Commercio privato.
I RINNOVI DEI CONTRATTI DEVONO SERVIRE AI LAVORATORI PER AVANZARE E MIGLIORARE DIRITTI E SALARIO, NON CERTO PER CONSENTIRE ALLE AZIENDE ULTERIORI FACILI PROFITTI
SCIOPERARE E POI METTERE EVENTUALMENTE LA FIRMA SU UN TESTO COMUNQUE PESSIMO NON SAREBBE IL COMPORTAMENTO SINDACALE CHE I LAVORATORI MERITANO
USB E’ LA DIMOSTRAZIONE VIVENTE CHE SI PUO’ FARE SINDACATO IN MANIERA COERENTE, FACENDO LOTTE EFFICACI SENZA DOVER NECESSARIAMENTE COMPROMETTERSI CON FIRME SU CONTRATTI COLLETTIVI CHE NON FANNO ALTRO CHE PEGGIORARE LE CONDIZIONI DEI LAVORATORI