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Tridico propone un patto ai neoassunti INPS, quattro mesi di formazione e poi smart working

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TRIDICO PROPONE UN PATTO AI NEOASSUNTI ALL’INPS

QUATTRO MESI DI FORMAZIONE E POI SMART WORKING

(14/23)  Giovedì scorso, 2 marzo, il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, il direttore generale, Vincenzo Caridi, il direttore centrale risorse umane, Giuseppe Conte, il direttore centrale organizzazione, Maria Grazia Sampietro, il direttore centrale formazione, Cristina Deidda, il direttore centrale pianificazione e controllo di gestione, Rosanna Casella, hanno incontrato online i vincitori e idonei del concorso a consulente protezione sociale, dei quali 4124 entreranno nei ruoli dell’INPS il prossimo 17 aprile.

Nel suo intervento il presidente ha affermato che non c’è azienda pubblica o privata che lavori con le stesse tecnologie avanzate dell’INPS, sostenendo inoltre che le politiche del personale dell’Istituto sono orientate al benessere dei lavoratori, che il lavoro sarà sempre più legato al raggiungimento di obiettivi e meno all’orario di lavoro, in un’ottica di flessibilità. Ha cercato di “stregare” la platea prospettando celeri percorsi di carriera, sottolineando che  già dopo due anni di servizio si può ottenere una posizione organizzativa.

Ovviamente il presidente ha evitato di dire che ha abbracciato con entusiasmo l’idea di cedere la tecnologia informatica ad una società in house denominata 3-I Spa, che in INPS ci sono lavoratori che aspettano da oltre vent’anni e anche più di veder riconosciute le mansioni effettivamente svolte, che solo il 16% circa del personale di area C può essere titolare di una posizione organizzativa. Questo solo per ricordarne alcune.

Tridico ha cercato di giocarsi tutte le carte per rendere appetibile l’ingresso in INPS a chi era in ascolto, esagerando, e non di poco, nel descrivere una situazione idilliaca sul piano del trattamento economico e stimolante dal punto di vista professionale. In ultimo ha calato l’asso, con un coup de théâtre degno di una grande rappresentazione scenica. Il presidente dell’INPS ha proposto ai vincitori e idonei un patto: quattro mesi di formazione nella sede che sarà indicata secondo le esigenze dell’Istituto, dopodiché si potrà lavorare in smart working, ma non ha spiegato la frequenza del lavoro a distanza. In tal modo più che un patto è apparsa come una promessa senza alcuna assicurazione. Ci ha pensato poi il direttore centrale risorse umane nell’incontro con i sindacati del 6 marzo a chiarire che i vincitori e idonei, che entreranno in INPS il 17 aprile, dopo i quattro mesi di formazione potranno fruire dello smart working con le stesse modalità del restante personale. In questo modo il patto proposto da Tridico è naufragato in partenza e non poteva essere altrimenti.

Infatti, nelle stesse ore in cui il presidente dell’INPS prometteva ai neoassunti la possibilità di lavorare in smart working, al massimo entro la fine del 2023, a Torino veniva pubblicato un messaggio Hermes con il quale si chiedeva la disponibilità a coprire l’attività d’informazione all’utenza in sedi diverse dalla propria, dove la sofferenza è maggiore a seguito dei pensionamenti, dei trasferimenti e delle dimissioni di chi ha vinto concorsi in altre amministrazioni. È evidente, quindi, che soprattutto nelle sedi del nord, ma non solo, ci sia un serio problema di tenuta dei servizi, a cominciare da quello dell’informazione ai cittadini utenti. Come intende affrontare l’amministrazione INPS questi temi?

La responsabilità è essenzialmente di chi ha bandito concorsi altamente selettivi che hanno prodotto graduatorie corte, con un numero di idonei insufficienti, e oggi, per disperazione, si cerca d’imbonire con vaghe promesse  chi si appresta a scegliere se entrare o no all’INPS, magari in una sede distante dalla propria abitazione e dalla propria famiglia.

Occorrerebbero politiche abitative che facilitassero la vita a chi per lavoro deve trasferirsi al nord. Sarebbe necessario un forte incremento retributivo per rispondere non solo all’aumento del costo della vita ma per avvicinare le retribuzioni dei lavoratori della pubblica amministrazione italiana a quelli degli altri paesi europei. Tuttavia per questo c’è bisogno di tempo e della volontà politica ad affrontare tali temi, mentre non c’è tempo da perdere se non si vuole che le sedi chiudano.

Siamo i primi ad essere preoccupati per il futuro dell’Istituto e da anni, in alcuni momenti completamente inascoltati se non addirittura derisi, lanciamo l’allarme sulla carenza di personale e sulla necessità di assumere in numero adeguato alle esigenze. Quindi guardiamo con attenzione a ogni possibile soluzione che favorisca la scelta dei vincitori e idonei di lavorare all’INPS, partendo dalla consapevolezza di entrare a far parte di una struttura che è un pilastro importante del Welfare pubblico nazionale e che dal nostro lavoro dipende la qualità della vita di milioni di cittadini. Tuttavia, non ci stancheremo di ripetere che la verità è il miglior modo per instaurare rapporti di lavoro e umani corretti e credibili, insieme a regole chiare che valgano per tutti.