Questa mattina, nel corso della riunione tecnica convocata al tavolo nazionale, abbiamo avuto notizia che il Collegio dei Sindaci, ha bocciato i fondi per il salario accessorio, contestando all’Amministrazione le modalità di calcolo della decurtazione prevista dall’art. 67 della legge 133/2008. Quindi sicuramente 1000 Euro pro-capite in meno, ma abbiamo motivo di credere che l’importo decurtato possa essere anche superiore. La notizia è stata accolta da tutte le altre OO.SS. nel silenzio più totale. Non possiamo che dare un’interpretazione negativa a questo silenzio, che non può che nascondere la rassegnazione, o forse l’imbarazzo, nel dover comunicare al personale che avevamo ragione noi nel non fidarci, soprattutto dopo i toni trionfalistici usati da qualche organizzazione sindacale che si è arrogata il merito di aver recuperato i soldi. Ve li ricordate i titoli dei volantini della Cisl? Vogliamo riproporvene alcuni, rinfrescando la memoria ai tanti che dimenticano facilmente: “P.A. Ripristinate le risorse per la produttività delle amministrazioni centrali e per le leggi speciali. Faverin “obiettivo raggiunto: chi fa accordi seri raccoglie risultati concreti” (Comunicato stampa del 3 luglio 2009). “Fondi 2009: ancora una volta è vincente la linea della FP CISL” (Coord. Naz. Sas Inail 16 luglio 2009) “Firmato all’Inail il primo contratto integrativo 2006-2009 con il recupero delle risorse delle leggi speciali” (Cisl Inail ottobre 2009). Dulcis in fundo il comunicato stampa del 30 settembre 2009, giorno della firma del CIE dove si dà per scontato “il recupero delle risorse da destinare ai trattamenti accessori”!
Sottoscrivere il CIE senza alcuna certezza rispetto agli importi che sarebbero stati destinati al fondo per il salario accessorio ha rappresentato esclusivamente l’ennesima cambiale in bianco firmata supinamente ad un’ Amministrazione che si è dimostrata ancora una volta incapace di onorare gli impegni assunti nei confronti del personale, confermando la sua scarsa credibilità, minata da troppi accordi non andati a buon fine, da una scarsa attenzione rispetto alle problematiche dal personale, dalla gestione di situazioni che, pur rasentando i limiti dell’illegalità, sono state e continuano ad essere tollerate. Non ci siamo fidati, ed abbiamo fatto bene, perché il nostro ruolo non è quello di firmare con “senso di responsabilità”, tutto quello che l’Amministrazione ci sottopone, anche se negativo nei confronti del personale, perché non abbiamo e non vogliamo avere merce di scambio da contrapporre in cambio di una firma, perché non dobbiamo sottostare agli ordini “dall’alto” che provengono dalla Federazione Nazionale. Il nostro ruolo è quello di parlare con chiarezza ai lavoratori e di proporre azioni concrete di mobilitazione e di lotta per contrastare l’attacco a 360° gradi che i lavoratori stanno subendo. Chi ha firmato anestetizzando il personale, chi oggi si copre dietro un silenzio complice, ha la responsabilità di aver consentito che ai lavoratori si chieda sempre di più, ma si dia sempre di meno. Una volta ci dicevano che si usava il bastone e la carota, ma ora ci sembra che le carote siano diventate ortaggi esotici di scarsa reperibilità. E’ questo il modo giusto di fare sindacato, è questo che vogliono i lavoratori?
Riteniamo che a questo punto sia assolutamente impensabile continuare a cercare soluzioni “tecniche”, ma sia necessario un serio intervento politico del Commissario sui Ministeri competenti. Forse così si riuscirà a “salvare il salvabile”. Ma dipende da tante cose: certamente dal peso politico che Sartori saprà esercitare sul Governo, ma anche dalla reazione dei lavoratori. Un consiglio? Iniziate con il dimettervi da chi continua ad imbrogliarvi.