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Editoriale

Un 1 maggio contro il lavoro


Ancora un 1° maggio che ricorderemo per l'ennesimo attacco al lavoro portato avanti dal “nuovo” governo, così simile ai governi precedenti, a quelli tecnici, a quelli di centro-sinistra e di centro-destra.

Un attacco che si prefigge di aumentare la precarietà attraverso l'ulteriore liberalizzazione dei contratti a tempo determinato e a quelli di apprendistato. Una liberalizzazione che a prescindere dalla demagogia in salsa elettorale si dimostra per quello che è: maggiore precarietà, minori costi per le aziende, minori diritti per i lavoratori.

La truffa alla quale stiamo assistendo nei programmi televisivi e sulle pagine dei giornali parla di un presunto scontro tra PD, che sostiene le modifiche apportate dalla Camera al decreto del governo e il NCD che vuole il ripristino della versione originale.

Truffa e demagogia elettorale perché la contrapposizione è assolutamente falsa, perché sono marginali le diversità tra i due testi, perché entrambe le forze politiche sono sulla stessa lunghezza d'onda; la precarietà come strumento economico per aiutare le aziende.
Altro che sviluppo dell'occupazione come sostengono, questa volta uniti, PD e NCD.
Si fa fumo per poter sostenere a livello elettorale posizioni diverse che invece diverse non sono!

La palla passa ora al Senato. Il dilemma di questi signori del senato dovrebbe essere se approvare o meno una legge che ruba certezze a chi di futuro ne ha ormai ben poco, cioè i giovani ed i disoccupati.

E invece faranno finta di dividersi tra due posizioni inesistenti per difendere l'approvazione e la conversione in legge di un provvedimento del governo che è anche in contrasto con normative europee, tanto che USB, condividendo l'analisi e la proposta dei “Giuristi Democratici”, ha fatto propria una denuncia alla Commissione Europea richiedendo di avviare nei confronti dello stato italiano una procedura di infrazione.

Un 1° maggio che Cgil, Cisl e Uil continueranno a “festeggiare” in musica a Roma. Una musica che vorrebbe sovrastare e nascondere il frastuono prodotto dalla loro inerzia e dalla complicità rispetto ai più o meno recenti provvedimenti degli ultimi governi e l'infame accordo del 10 gennaio scorso che vorrebbe recintare la rappresentanza sindacale istituendo un vero e proprio monopolio, infischiandosene di quanto deciso dalla Corte costituzionale, alla faccia della democrazia e della costituzione.

Un 1° maggio che per noi deve invece rappresentare un “giro di boa” dal quale ripartire per ricostruire opposizione sindacale ai progetti che questo governo e le forze politiche che lo sostengono stanno costruendo intorno e contro il mondo del lavoro, per sostenere con determinazione il conflitto sociale in atto e rappresentare una vera alternativa alle politiche di  Cgil, Cisl e Uil.

Questo è quello che fa USB, questo è ciò che faremo con ancor più determinazione dal 2 maggio!