Una vera Caporetto l’accordo sindacale siglato in Telecom sul piano industriale che lo SNATER non ha sottoscritto.
Di fatto, in Telecom Italia si è concretizzato senza clamore quanto a suo tempo accaduto in Fiat a Pomigliano e Mirafiori, con poche differenze.
In Telecom non è stato disdettato il contratto di lavoro, è stato sufficiente avvalersi delle deroghe a ribasso del “nuovo modello contrattuale” previsto dall’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 sottoscritto da CGIL CISL UIL.
Inoltre, mentre in Fiat l’organizzazione più rappresentativa si era opposta, qui la disponibilità della triplice è stata totale.
Nel nome della produttività l’accordo supera pure alcuni diritti fondamentali, come previsto da quanto sottoscritto nello scorso novembre da CISL UIL e UGL con Governo e Confindustria e contestato – solo a parole – dalla CGIL, che in Telecom ha sottoscritto tutto a piene mani assieme agli altri.
Per l’ennesima volta pagano i lavoratori e la collettività: 500 lavoratori licenziati con mobilità, 32.000 collocati in contratti di solidarietà, resta lo spettro della societarizzazione per 14000 lavoratori della divisione commerciale e delle aree staff, prevista la chiusura di decine di sedi, l’introduzione dei demansionamenti con conseguenti riduzioni di stipendio e dei controlli individuali da remoto: si va dalla geolocalizzazione dei mezzi sociali alle webcam sulle postazioni del telelavoro.
SNATER aveva chiesto da subito a Telecom di rinunciare alle societarizzazioni per tutto l’arco del piano industriale.
Inoltre, aveva fin dall’inizio della trattativa posto un problema di equità in merito alle solite richieste aziendali tese all’abbattimento del costo del lavoro, facendo presente che questa volta l’esempio doveva partire dal management, con un gruppo dirigente che pesa ancora in modo significativo sui bilanci della società, sia per numeri che per costi pro capite, decisamente sproporzionati rispetto a quelli dei dipendenti, che stanno pagando sulla loro pelle già dalla scalata di Colannino.
E’ grave che con questi accordi si continui ad impoverire i lavoratori, alimentando la spinta recessiva.
E’ altrettanto grave che, proprio in un momento delicatissimo per il paese, dove è sempre più crescente l’esasperazione ed una forte richiesta di moralizzazione, si continua a scaricare tutto sempre sulle spalle dei lavoratori, ignorato i più elementari principi di equità.
SNATER cercherà di contrastare con ogni mezzo l’applicazione dell’accordo del 27 marzo, non solo con mobilitazioni sindacali, ma anche con iniziative a livello legale ed istituzionale.
Snater - Usb