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Un'altra università per un altro modello sociale: 11 ottobre sciopero generale

Roma,

La pandemia ha prodotto un drammatico impatto sociale sia sul versante sanitario sia sulle condizioni di vita, di lavoro e salariali. Nonostante il ritorno alla “normalità”, nonostante le ingenti risorse del “PNRR” che dovrebbero rilanciare l’economia del Paese (se non venissero dirottate al profitto delle imprese), si prospetta una crisi economica dai contorni drammatici. In realtà la crisi i lavoratori pubblici l'hanno già pagata in anticipo negli ultimi decenni con i mancati adeguamenti salariali ed un contratto nazionale basato su false meritocrazie esclusivamente punitive. Negli ultimi 10 anni sono stati persi oltre 5 miliardi con i tagli sul Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università (FFO). Un definanziamento dell’Università pubblica che priva i giovani del diritto allo studio, di risorse la ricerca di base, causa la esternalizzazione delle attività istituzionali e la fuga all’estero dei giovani ricercatori. Per un Paese non c’è futuro senza Ricerca e Formazione! Il prezzo più pesante lo sta pagando il personale tecnico, amministrativo e bibliotecario delle Università e dei Policlinici Universitari, che oggi risulta con le retribuzioni più basse di tutto il Pubblico Impiego e con carichi di lavoro sempre più pesanti a causa del mancato turn over. Per il personale TAB non è previsto il finanziamento di piani straordinari di assunzioni e progressioni di carriera come per i docenti. Lo stesso personale che durante la pandemia ha permesso il funzionamento in emergenza degli Atenei. I primi insieme alla Scuola tra i dipendenti pubblici a dover rientrare dallo smart working, senza garanzie per le dovute tutele di prevenzione e sicurezza stante il perdurare dell’emergenza sanitaria. Respingiamo la volontà del Governo dei padroni e delle banche di scaricare il prezzo della crisi sui lavoratori e sulle famiglie. Reagiamo partecipando allo sciopero generale proclamato da USB.

11 OTTOBRE 2021 Sciopero Generale Nazionale 
 per tutte le categorie, sia del pubblico sia del privato,
proclamato da USB congiuntamente alle sigle del sindacalismo di base

Con il post-covid si sta assistendo all'emergere di nuove povertà: non solo perdita del potere di acquisto dei salari, ma anche fasce di popolazione senza casa, senza lavoro e senza reddito.

Nel settore privato, lo sblocco dei licenziamenti sta dando il via ad un’ondata di esuberi, delocalizzazioni e ristrutturazioni pesantissime che favoriscono il ricambio di manodopera garantita con giovani ultra-ricattati e sottopagati. A questo si aggiungono i pesanti rincari della luce e del gas che incidono sulle bollette, sui costi delle materie prime e sul prezzo di tutti i beni di consumo.

Dal PNRR non sono previsti gli investimenti necessari per rilanciare il lavoro pubblico.

Alla Sanità saranno destinate le risorse più basse, a fronte dei tagli decennali che hanno decimato ospedali, posti letto e personale. Altro che eroi, altro che potenziamento della sanità pubblica!

Poco o nulla per la Scuola, la Ricerca e l’Università, settori fondamentali per la formazione e la “produzione” di futuro per le generazioni giovani del nostro paese.

In realtà le risorse straordinarie sarebbero quelle derivanti da quanto le Amministrazioni potranno/dovranno ancora “risparmiare” sui salari, sugli organici, sui precari e sui servizi ai cittadini, vanificando così ogni reale possibilità di ridare efficienza ed efficacia ai servizi pubblici.  

Anche il rientro in massa delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici è in effetti solo una questione legata alla ripresa economica, dato che con il rientro in presenza dei lavoratori si stima la crescita del PIL fino al 2%!

Un rientro generalizzato, stabilito da Brunetta per il 15 di ottobre, che pone fine allo smart working emergenziale, nonostante il perdurare dello stato di emergenza decretato fino al 31 dicembre 2021.

Un paradosso che si intreccia con quello dell’introduzione del green pass obbligatorio: sembra quasi che non si debbano più considerare altre misure di prevenzione quali il distanziamento, l’uso di DPI adeguati, il ricorso allo smart working, la riorganizzazione dei processi produttivi per ridurre l’esposizione al contagio ecc. Tutte queste misure di prevenzione, a cui bisognerebbe aggiungere l’uso dei tamponi per il monitoraggio del contagio, dovrebbero essere non solo assicurate nei posti di lavoro, ma anche implementate a fronte di un rientro in massa dei dipendenti.

L’altro aspetto che caratterizza il rientro dei pubblici dipendenti è la ripresa della vergognosa campagna di delegittimazione del pubblico impiego (ad es. “i furbetti del cartellino”, “i fannulloni”, “i garantiti”, i fortunati del posto fisso e dello stipendio sicuro, etc.). Tutti questi attacchi dall'alto sono sempre stati animati dall'ignobile intento di scavare un solco fra i cittadini ed i lavoratori pubblici per poter aver mano libera nella sottrazione di garanzie e per scaricare il prezzo della crisi sul pubblico impiego.

Nella realtà, sappiamo invece che la crisi i lavoratori pubblici l'hanno già pagata in anticipo negli ultimi decenni con i mancati adeguamenti salariali ed un contratto nazionale basato su false meritocrazie esclusivamente punitive.

Premesse preoccupanti in vista nel rinnovo del CCNL in corso!

In questo scenario è indispensabile un'unione delle lotte che metta insieme un blocco sociale compatto composto da lavoratori di diverse categorie e comparti.

USB sottolinea l’importanza che i lavoratori dell’Università partecipino in massa allo sciopero generale dell’ 11 ottobre per fermare il processo di progressiva erosione delle tutele contrattuali per i lavoratori pubblici e per avere una dovuta ri-valorizzazione del loro ruolo all'interno della società.

Bisogna far capire a chi ci governa che non si migliora un Paese tagliando i servizi ai cittadini; che il PIL non cresce con gli esuberi, il demansionamento e con i tagli al salario dei lavoratori pubblici, per di più collegato  all’andamento economico del Paese!!! 

USB Pubblico Impiego - Università