I tentativi di cessione degli otto punti vendita nel sud del Lazio accendono, ancora di più, l’attenzione sulla situazione dei negozi nella Tuscia. Nella zona sono presenti circa 25 negozi, più di 500 lavoratori coinvolti, su cui insistono quattro cooperative (Coop Amiatina, Coop centro Italia, Distribuzione Roma e Unicoop Tirreno).
Fin dal 2013, l’Usb chiede chiarezza, a tutto il mondo cooperativo, su quale sia il piano regionale e nazionale complessivo. Se, infatti, le nuove scelte dirigenziali hanno funzionato in Toscana così non è stato in Campania e nel Lazio.
Il sindacato ricorda come l’accordo in Campania e le promesse riguardo il mantenimento dei livelli occupazionali e salariali sia stato disatteso.
“Sono stati ceduti i due punti vendita di S. Maria CapuaVetere e via Arenaccia, a Napoli, mentre è stato definitivamente chiuso il negozio di Avellino. –ha dichiarato l’Usb Viterbo- Nessuna delle vertenze ha, fino ad ora, trovato una soluzione.
Siamo sicuri che tale deriva non si stia replicando nel Lazio? A partire dalla cessione degli otto punti vendita nel sud della Regione? Cessione che, solo momentaneamente, è stata rimandata da parte di Unicoop Tirreno, a causa delle pressioni di lavoratori e sindacati, ma anche grazie all’appoggio del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’assessore regionale al Lavoro.
Ad oggi il rischio rimane altissimo.
Ricordiamo come in questi anni sia stato chiuso lo storico negozio di Vallerano. La contrattazione ha, poi, permesso la salvaguardia di tutti i posti di lavoro e il ricollocamento dei dipendenti. La Coop però ha abbandonato quel territorio e una fascia debole di popolazione che, dagli anni 80, faceva riferimento e affidamento nella cooperativa.
La chiusura del punto vendita di S.Oreste ha spezzato l’unità dei lavoratori, abituati ad operare in sinergia reciproca con i clienti da oltre vent’anni. Lasciando, inoltre, sguarnito un territorio facilmente soggetto ad isolamento nei mesi invernali, a causa della frequenza delle nevicate e delle gelate.
L’ipermercato InGrande, una partecipata Coop, di Tarquinia ha subito la stessa sorte. Appena un anno fa, è stato chiuso e i 20 lavoratori interessati sono stati messi in mobilità (solo una parte ha accettato il ricollocamento su Roma)”.
L’Usb Viterbo denuncia come le politiche, messe in atto dal mondo cooperativo, mostrino evidenti contraddizioni. A Orte e Civita Castellana, per esempio, a poche centinaia di metri di distanza sono presenti sia negozi Coop sia negozi Superconti. Questi ultimi, proprietà di Coop centro Italia, vendono prodotti a marchio Coop. Sembra si delinei una concorrenza e viene da chiedersi a quale scopo una simile scelta aziendale.
“Un altro caso emblematico della mancanza di un piano strategico per il Lazio è la vicenda, denunciata e seguita dall’Usb di Viterbo, delle lavoratrici precarie di Ipercoop. -ha proseguito il sindacato- Non riconfermate alla scadenza dei contratti, nonostante gli oltre 36 mesi di anzianità, mentre però la Coop apriva nuovi punti vendita con altre cooperative”.
L’Usb esorta tutte le cooperative, che insistono sul Lazio e su Viterbo, a prendere pubblicamente parola e a fare chiarezza.
Sono necessari tavoli regionali e provinciali con tutti gli organi politici e istituzionali di riferimento.
L’Unione Sindacale di Base attende la disponibilità, a breve, dell’intero sistema cooperativo a fissare degli incontri con le parti sociali.
Usb Viterbo