Per l’art. 9 del VAP, piuttosto che riconoscere l’errore commesso, si è preferito confezionare una nuova “porcata” con l’avallo di tutti i sindacati complici, tavolate a e b al completo. Intanto nel più assoluto silenzio si sta consumando un altro stupro di legalità con l’arbitrario allontanamento dei lavoratori 65enni che, se volessero, da quest’anno potrebbero usufruire della pensione di vecchiaia a 66 anni.
Come forse Vi ricorderete avevamo già denunciato come illegali le clausole contenute nell’accordo di ottobre relative all’obbligo di presentazione dell’ecocert e all’esclusione dall’erogazione del premio di produzione dei colleghi che avessero già raggiunto i minimi pensionabili ed invitammo a non soddisfare tale richiesta e ad inviare una diffida preventiva per l’eventuale discriminazione.
Lor signori, consapevoli che nelle aule giudiziarie avrebbero avuto la peggio, invece di ammettere l’errore in cui erano caduti, hanno deciso di continuare il ricatto con l’intenzione malcelata di disincentivare la resistenza degli opponenti riducendo il quantum del contendere ad un sesto del totale e, in tal modo, cercando di far passare questo principio per il futuro.
I sindacati firmatari, che per di più si sono detti compiaciuti del risultato ottenuto, hanno così scritto un’altra pagina vergognosa di quel libro delle svendite dei diritti dei lavoratori iniziato due decenni fa’ ma divenuto tanto ponderoso da opprimere irrimediabilmente le vite dei lavoratori stessi; noi, lungi dal cadere nel loro tranello, daremo seguito alle diffide preventive ed organizzeremo tutti coloro che volessero resistere a questo sopruso.
Il secondo argomento sul quale vogliamo richiamare l’attenzione, sebbene coinvolga un numero ristretto di colleghi, è estremamente significativo di come si sia ridotto lo stato di diritto nel nostro mondo del lavoro. La legge recita: “L’efficacia delle disposizioni di cui all’art. 18 della legge 300 del 1970, e successive modificazioni, nei confronti del prestatore di lavoro nelle condizioni previste dall’art. 4, comma 2, della legge 108 del 1990, è comunque prorogata fino al momento della decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia spettante al prestatore medesimo.”
In parole povere, da quest’anno il trattamento pensionistico di vecchiaia spetta ai 66 anni ma la banca continua, come nel passato, a intimare il periodo di preavviso della risoluzione del contratto al compimento dei 65 anni, pur facendo eccezioni per coloro che non desidera allontanare!
Se l’istituto non desisterà da tale illecito comportamento daremo voce legale a tutti i colleghi che vorranno resistere!
Non ci sembrano adeguate e nemmeno un buon viatico per il rinnovo del CCNL le risposte che i sindacati concertativi hanno improntato per la ventilata esternalizzazione del nostro shared service center e per i minacciati ulteriori 10.000 esuberi in Banca Intesa: occorre alzare una barricata nei confronti delle sempre più arroganti pretese dei banchieri, dei cda e della finanza internazionale, per riconquistare i nostri diritti di lavoratori, occorre abbandonare la politica del meno peggio, asservita ai voleri dei potenti, praticata ripetutamente e da troppo tempo dai cooperanti e riprendere il cammino dell’emancipazione, praticabile solo quando i lavoratori si uniscono, tutti insieme, dal basso intorno ai propri bisogni primari e lottano per essi senza delegare e senza chinare la testa.
Come la storia c’insegna e la questione del fondo pensioni CRR ci ricorda, cambiare si può, a cominciare da tutti quei ex-sindacati che tutelano ormai solo i loro privilegi: uniamoci quindi ed orga-nizziamoci tutti con il sindacalismo di base, se vogliamo toglierci da questa china, nulla è ineluttabile!
RSA UniCredit Unione Sindacale di Base Settore Credito e Assicurazioni