Anche quest’anno abbiamo risposto all’appello lanciato dal Movimento Non Una Di Meno proclamando lo sciopero generale, di tutte le categorie pubbliche e private, per l’intera giornata dell’8 marzo.
Non uno sciopero rituale, ma la necessità di rimettere al centro del discorso le disuguaglianze e la violenza di genere, in tutte le forme attraverso le quali pervadono l’intero arco della vita delle donne.
Uno sciopero dalle attività produttive ma anche uno sciopero dei consumi e da quel lavoro domestico e di cura, che ancora troppo spesso grava in via esclusiva sulle donne, siano esse native o migranti, che fungono da ammortizzatore sociale di un welfare sempre più privatizzato.
Uno sciopero per dire basta alla violenza maschile sulle donne, ai femminicidi, alle discriminazioni di genere e alle molestie nei luoghi di lavoro.
Uno sciopero per urlare che non se ne può più delle disparità salariali, della disoccupazione/inoccupazione, della precarietà giovanile e di pensioni da fame in vecchiaia, della segregazione lavorativa, del ricorso massiccio al part time involontario, di lavori non qualificati nonostante una maggiore scolarizzazione, di richiesta di dimissioni in bianco all’atto dell’assunzione.
Uno sciopero a difesa della L. 194 e per il potenziamento della rete nazionale dei consultori; per il ritiro del ddl Pillon su separazione a affido, per opporsi al “diritto” di lavorare fino al giorno del parto introdotto da questo governo.
Uno sciopero per denunciare la legge Salvini, una legge razzista, che impedisce la libertà di movimento dei migranti e delle migranti, condannando queste ultime a ripetuti stupri e violenze nei luoghi di transito.
Uno sciopero per rivendicare il diritto a servizi pubblici gratuiti ed accessibili, al reddito di autodeterminazione – universale e individuale -, alla casa, al lavoro e alla parità salariale; all’educazione scolastica, a strutture sanitarie pubbliche libere da obiettori.
Per il riconoscimento ed il finanziamento dei Centri Antiviolenza ed il sostegno economico per le donne che denunciano le violenze.