Lo sciopero è stato indetto contro turni lavorativi disumani con nastri lavorativi da 10 ore, sestine con alzatacce-notturne ripetute, riposi settimanali variabili che rendono impossibile organizzare tempi di vita e tempi di lavoro.
Contro un sistema pensionistico barbaro che ha elevato a 67 anni l'età pensionabile ignorando che chi lavora su turni a-ciclici è soggetto ad invecchiamento precoce con una aspettativa di vita media di 64 anni. Per non parlare delle difficoltà di arrivare idonei alla mansione fino all'età pensionabile richiesta e senza neanche più la protezione dell'articolo 18. È surreale che l'azienda ferroviaria sottoponga i lavoratori ai test antidopping per poi mandarli in giro “ubriachi di sonno”; come appare illuminante la stipula della polizza sanitaria integrativa: un riconoscimento indiretto dei danni provocati alla salute dei lavoratori dai turni di lavoro.
Contro i disegni aziendali di smantellamento del trasporto ferroviario e l'attacco generalizzato ai diritti dei lavoratori. Ultima farsa è l'accordo del 23 aprile sottoscritto con i soliti sindacati “complici” dove, tra il tanto fumo, viene spacciato come un risultato positivo il rinvio, a livello regionale, della programmazione dei turni e “dimenticando” di dire che con la contrattazione decentrata si dà il via all'ulteriore peggioramento dei turni introducendo le flessibilità.
Come se non bastasse siamo alla vigilia della gara d'appalto per la gestione del trasporto regionale: il futuro dei lavoratori in termini di tenuta occupazionale, economica e di salvaguardia dei diritti è messo pesantemente in discussione; non è un caso se l'Emilia Romagna è la prima regione a liberalizzare il trasporto.