LEGGE REGIONALE DI RIORDINO DELLE FUNZIONI:
ZINGARETTI & C. PROVANO AD AFFOSSARE LA CITTA’ METROPOLITANA DI ROMA
Con la ripresa dell’esame del disegno di legge regionale n.317, sono emerse le vere intenzioni del Governatore Zingaretti & C, nei confronti della città metropolitana di Roma Capitale.
La proposta di legge che si propone di disciplinare e conferire le funzioni e i compiti amministrativi ai comuni, a Roma Capitale e alla Città Metropolitana di Roma Capitale, riordinando le forme associative tra gli enti locali con il superamento delle comunitá montane, ha il chiaro intento di togliere funzioni alla città metropolitana a favore della regione stessa e di fantomatici ambiti territoriali ottimali non ben definiti.
La regione Lazio non è nuova ad approcci legislativi che possono essere definiti “bizzarri” nell’applicazione della legge n.56/2014 (Delrio), ricordiamo infatti che è stata una delle poche, a livello nazionale, a non aver approvato la legge di riordino delle funzioni, affidandosi ad un articolato contenuto nella legge di stabilità regionale 2016.
Nella proposta in discussione presso il Consiglio, non vengono prese in esame tutte le funzioni definite “non fondamentali”, servizi sociali e formazione ad esempio non sono neanche menzionate, mentre si tenta di regolamentare una funzione come l’ambiente che dovrebbe essere tra quelle fondamentali attribuite alla città metropolitana. I continui riferimenti alla vecchia legge regionale di riordino delle funzioni n.14/1999 bollano il testo come “vecchio” e poco innovativo.
Lo sbandierato superamento delle comunità montane a favore di unioni di comuni, con un sistema di premialità per le unioni che abbiano ottenuto più risparmi, la dice lunga sull’idea di centralismo amministrativo e burocratico contenuto nel disegno di legge. Di fatto la regione tenta di sostituirsi alla città metropolitana nella gestione del territorio di area vasta.
Infine è preoccupante la mancanza di contenuti sul personale coinvolto e alla eventuale mobilità verso uffici periferici o unioni di comuni. Non si comprende se i lavoratori dovranno seguire le funzioni, oppure sarà applicata una mobilità scriteriata come è avvenuto all’inizio del 2016.
L’unione sindacale di base chiederà immediatamente alla I Commissione del Consiglio Regionale di essere audita, e proporrà una serie di emendamenti che valorizzino il ruolo della città metropolitana e delle province nel territorio laziale.
Tutto questo caos istituzionale è il frutto delle scelte fatte dal governo Renzi e dai suoi rampolli del PD, il 4 dicembre abbiamo la possibilità di mandarli a casa, Il NO di USB al referendum è un NO per rilanciare l’opposizione sociale e sindacale allo stravolgimento della Costituzione ma anche, all’Unione Europea e alle politiche di austerità e di rapina dei grandi gruppi economici e finanziari.
USB dice NO perché, come sostenuto con lo Sciopero Generale del 21 e con la grande manifestazione nazionale del 22 ottobre, è il NO alle politiche di attacco ai lavoratori, ai disoccupati, alle donne e ai giovani, ai pensionati, ai precari, ai migranti, agli studenti, ai malati, ai senza casa.
USB P.I. ENTI LOCALI