Ora, finalmente i “furbetti del cartellino” non avranno più scampo e speriamo ci si possa concentrare su questioni, magari per lor signori meno importanti, ma decisive per una buona erogazione dei servizi ai cittadini.
1) Una delegificazione massiccia che sburocratizzi la quotidianità dei cittadini e renda più semplice evadere ogni richiesta. Soprattutto la cancellazione di migliaia di leggi che confliggono tra loro, visto che l’incompetenza politica ha portato a situazioni imbarazzanti;
2) Dopo il decennale blocco delle assunzioni, c’è bisogno di un massiccio intervento di rinnovamento. La situazione critica delle dotazioni organiche, sottostimate in tutti i comparti pubblici, è stata resa drammatica dall’introduzione di una giusta legge, “Quota 100”, che però non è accompagnata da un altrettanto importante intervento di immediato ricambio. Oggi l’Italia, non a caso, è lontana anni luce dalla media europea nel rapporto lavoratori pubblici/cittadini, stante il nostro penoso 5,18 lavoratori pubblici per 100 abitanti, che arrossisce difronte all’8,50 della Francia o al 7,90 del Regno Unito
3) Puntare sulla formazione costante del personale, spesso costretto a vagare nella rete alla ricerca di indicazioni per applicare quelle leggi che contrastano tra di loro e che li obbliga ad assunzioni di responsabilità con il rischio di doversi giustificare davanti ad un giudice. Non è una scoperta che oggi, le più importanti OO.SS. riescono a tenere il personale legato alla tessera solo perché agganciata ad una assicurazione per eventi colposi, che coprono azioni di rivalsa e responsabilità amministrativa.
4) Invertire le quantità dei fondi destinati alla retribuzione dei dirigenti, raddoppiando quella legata al risultato e dimezzando quella legata alla posizione.
5) Rinnovare i contratti dei lavoratori dei vari comparti pubblici rispettando i tempi di scadenza, agganciando le retribuzioni alla media europea, (quelli italiani sono nettamente più bassi) e slegando il salario accessorio da tutti i vincoli che ad oggi ne impediscono l’erogazione. Ancora oggi esiste l’obbligo di ridurre il salario accessorio parallelamente alla diminuzione dei dipendenti. È pazzesco oltre che offensivo. Un lavoratore che va in pensione, non si porta via certo i carichi di lavoro, che vengono compensati dall’aumento degli stessi in capo a chi rimane, al quale, in relazione all’aumento di responsabilità e di lavoro, anziché aumentare, viene diminuito lo stipendio.
6) Ripristinare la possibilità di aumentare il proprio livello attraverso la dimostrazione pratica della qualità del lavoro svolto. Basta con i vincoli sulle progressioni orizzontali, basta con il vincolo del titolo di studio che deve tornare ad essere valutato solo nei punteggi dei titoli posseduti, basta con richieste assurde su materie spesso neanche attinenti al lavoro che poi si dovrebbe svolgere.
7) Sostituire la farsa della “meritocrazia” con la dignità della dedizione. Un cittadino spera che il suo problema venga risolto, ma apprezza in particolare la dedizione che il lavoratore mette nel cercare la soluzione a quel problema.
Per questo riteniamo impossibile da condividere l’enfasi utilizzata nella comunicazione di questo ultimo intervento del ministro Bongiorno. Seppur necessario il controllo, la presenza in servizio non dà nessuna garanzia di qualità, perché se non ci sono mezzi, uomini, formazione, strategie, collaborazione, se non ci sono riconoscimenti economici né giuridici, se il lavoratore pubblico si trova a combattere quotidianamente una lotta in territori dove non conta niente se non l’attaccamento al potere, sia esso politico o dirigenziale, ai tornelli si possono mettere anche le garitte con i “Fucilieri assaltatori” che le cose non cambieranno. Dentro gli uffici i lavoratori pubblici continueranno ad impazzire per far fronte al reticolo intrecciato di leggi, all’insufficienza di personale, alla mortificazione di una remunerazione inadeguata e all’impossibilità di miglioramenti di carriera, mentre fuori nel mondo dei cittadini, lo scontento verso i servizi pubblici continuerà a salire.
Purtroppo la becera politica continuerà ad additare i lavoratori pubblici come i soli responsabili dei disservizi, frutto invece dell’incapacità e miopia di una classe politica e dirigenziale di così basso livello che non se ne ricorda una peggiore nell’arco dei decenni passati.
E non c’è…Bongiorno che tenga!