Nell’articolo del vs. giornale(ndr 'La Sicilia ') datato 22 nov. 2010 dal titolo “ “Alla Provincia “resistono” gli incarichi esterni…”” a firma del dott. G. Bonaccorsi si legge, fra l’altro, a proposito degli incarichi esterni della macrostruttura ( la macchina organizzativa dell’Ente) che “su 22 incarichi riportati sul sito, quelli esterni sono 12, mentre gli interni soltanto 7 e 3 sono ex VII qualifica”.
La risposta del Presidente della Provincia, pubblicata sempre dal Vs. giornale il 24 nov., in merito a tale punto specifico è stata la seguente “La Provincia…non ha fatto assunzioni partitiche, ma soltanto sulla base di professionalità”. L’onorevole Castiglione ha poi immediatamente spostato l’argomento, soffermandosi più a lungo, sugli incarichi esterni, che sono cosa ben diversa da gli incarichi (dirigenziali) della macrostruttura.
L’argomento merita di essere trattato, ad avviso di chi scrive, evitando ogni ambiguità: nella Provincia di Catania gli incarichi ai dirigenti con contratto a tempo determinato (i 12 esterni e i 3 della ex VII qualifica) sono stati conferiti esclusivamente in via fiduciaria, mentre gli incarichi per consulenze varie previa selezione comparativa.
Sull’argomento, in più di un’occasione, il nostro sindacato ha evidenziato che le nomine fiduciarie intervenute senza il rispetto della procedura selettiva, indicata dalla giurisprudenza costituzionale e di legittimità, (vedi sentenze Corte costituzionale n. 103 e 104 del 2007 confermate con sentenze n. 34 e n.224 del 2010) sono scelte che non possono essere considerate imparziali in quanto l’attività di gestione non è affidata a soggetti neutrali, tenuti ad agire, secondo il dettato costituzionale, ma a persone cui si richiede un esclusivo vincolo fiduciario con chi li ha nominati. Il mancato ricorso alla procedura selettiva non consente peraltro di poter effettuare un controllo sul meccanismo di scelta dei soggetti incaricati, poichè il sistema previsto di pubblicità dei curricula non contempla in alcun modo la possibilità di intervenire sulla scelta già avvenuta, anche in caso di curriculum “non adeguato”.
La scarsa professionalità di alcuni dirigenti incaricati fiduciariamente comporta ripercussioni negative a catena. Ad esempio non consente di offrire adeguate garanzie di imparzialità e correttezza nell’applicazione di istituti contrattuali in cui la componente discrezionale dei dirigenti è predominante. In molti casi, infatti, alcuni dirigenti hanno operato discriminando vistosamente dipendenti che offrivano elevate caratteristiche di professionalità per occupare talune posizioni, a vantaggio di altri dipendenti con i quali intrattenevano rapporti fiduciari: del resto che cosa ci si può aspettare da chi viene incaricato, non certo per i titoli di professionalità posseduti, ma per il rapporto fiduciario tra nominante e nominato?
Non è detto che essere nominati fiduciariamente significa automaticamente essere dequalificati. Ma c’è il rischio che determinati soggetti, pur avendo tutte le carte in regola per essere ottimi dirigenti o ottimi funzionari, nel fruire di tale metodo di attribuzione dell’incarico, smarriscono agli occhi dei colleghi o dei collaboratori la credibilità necessaria per ottenere un contributo lavorativo partecipato e creativo: elementi non certo superflui per la creazione di un efficace clima organizzativo ed un efficiente funzionamento del servizio.
Fa bene il Presidente ad esaltare i riconosciuti meriti del Direttore Generale, ma dovrebbe però rendersi conto che il raggiungimento di importanti obiettivi sarebbe impossibile senza il contributo di molti dipendenti che, anche quando oltraggiati e discriminati nel riconoscimento della propria professionalità, continuano a prestare la propria attività con impegno ed elevato senso di responsabilità. Ciò non avviene per donchisciottismo, né per timore reverenziale, ma per la metabolizzazione di una cultura del dipendente pubblico che non si contrappone agli interessi dei cittadini: per costoro essere dipendenti pubblici non significa essere a servizio del Presidente o del dirigente di turno, non significa essere annoiati lavoratori che aspettano il sussidio del 27 del mese, quanto piuttosto essere soggetti orgogliosi di prestare un’attività lavorativa ad esclusivo interesse della collettività.
E’ questo ciò che dà dignità al loro lavoro, nonché desiderio ed impegno nel migliorarlo.
Ciò non è un’utopia, ma una cultura che purtroppo rischia di diventare minoritaria: quotidianamente osserviamo “ cattivi esempi” in tutti settori nei quali vi è una selezione della classe dirigente: essere vicini al capo, devoti al capo, compiacenti con il capo, i fidati del capo conta molto di più che essere colti, professionalmente qualificati e con una spiccata coscienza etica. Quasi che, in questo Paese, le migliori intelligenze non hanno mai alcuna speranza di emergere. A volte sembra addirittura che questo è il prezzo che occorre pagare per garantire la propria liberta di pensiero.
Il Presidente della Provincia, non è obbligato ad essere generoso nei confronti di questa tipologia di dipendente che ha trovato nell’Ente ( la cui presenza non è frutto di una sua scelta) e può non condividere le opinioni sin qui espresse. Non può però negare che alla Provincia Regionale di Catania i dirigenti a tempo determinato (siano essi esterni che interni ex VII qualifica) sono tutti fiduciari in quanto incaricati senza mai essere sottoposti ad alcuna procedura selettiva. Questa è stata una sua consapevole scelta che, se vuole può esserne orgoglioso e può motivarla, ma non può assolutamente negarla sostenendo che “non ha fatto assunzioni partitiche, ma soltanto sulla base delle professionalità”.
Le opinioni sono suscettibili di svariati punti di vista, i fatti no.