Tutto vero e condiviso quanto denunciato in questi giorni dai segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil viterbesi sull’Inps. Tempi biblici per le pratiche di invalidità, sottodimensionamento dell’organico, file e rallentamenti nella gestione dell’utenza, succede a Viterbo e in molte altre città, il problema è nazionale.
Ormai l’istituto è sotto attacco a causa del blocco del turn-over e soprattutto delle direttive generate da una cosiddetta “riorganizzazione” iniziata nel 2009 e gestita da una società privata che di fatto, a nostro parere, sta attuando uno spacchettamento delle competenze dell’ente a favore di soggetti terzi, ed una lenta liquidazione dell’Inps.
Ripetutamente e in tempi ancora non sospetti l’Usb ha ammonito sui rischi di una gestione che, tramite l’esternalizzazione di funzioni e la riduzione dei servizi sul territorio, avrebbe peggiorato le condizioni di lavoratori e cittadini, ma si è trovata sempre ad esprimere il proprio dissenso in una posizione isolata rispetto alle altre sigle sindacali che, invece, hanno sempre marciato in completa armonia con l'amministrazione.
Questo, ad esempio, si è verificato in occasione della chiusura dei gabinetti diagnostici per gli invalidi di Montefiascone e Civita Castellana (vedi articolo del 09/02/2010) e successivamente con la chiusura della sede Inps di Montefiascone. Le ultime direttive regionali, quelle appunto contestate in questi giorni dalle sigle confederali di Viterbo, che riducono lo sportello all’utenza e rendono difficoltoso l’accesso ai patronati, rappresentano gli ultimi pezzi del puzzle.
Ma di chi sono le responsabilità oltre che dell’amministrazione? Proprio Cgil, Cisl e Uil, che oggi chiamano i cittadini a protestare sotto l'Inps di Viterbo, hanno sottoscritto in sede regionale l’accordo che regola la riduzione dell’accesso all’utenza, in completa intesa con i vertici Inps. La mano destra non sa quello che fa la mano sinistra? O, peggio, siamo di fronte ad una imbarazzante ipocrisia che degenera in una amara presa in giro per i cittadini?
Non è da oggi, infatti, che i cittadini subiscono le azioni di una amministrazione latitante e distante dalla gente: oltre ai tempi biblici per le pratiche, si pensi ad esempio alla direttiva che ha vietato il ricevimento delle domande cartacee di invalidità, di disoccupazione, di pensione ecc. e impone esclusivamente l’invio telematico costringendo il pensionato, l’invalido o il disoccupato ad attrezzarsi autonomamente o a rivolgersi ad un patronato.
Il patronato riceve dallo Stato cospicui rimborsi che partono da decine di euro, sino ad arrivare anche a più di cento euro a pratica telematica, viene spontaneo quindi chiedersi perché i sindacati confederali si muovono quando le difficoltà coinvolgono i patronati. Perché non hanno protestato quando è stata tolta la possibilità al cittadino di rivolgersi direttamente all’Inps? Perché fino ad oggi è stata avallata questa gestione? La Usb ha sempre rigettato questo tipo di accordi, loro dove erano? Riteniamo che protestare in piazza sia giusto e sacrosanto se il comportamento è coerente al tavolo delle trattative”.