Dopo una lunga trattativa, il 12 giugno al Mise si è arrivati ad un’ipotesi di accordo che, nonostante la conferma di 60 milioni di investimenti, non dirada appieno i dubbi sul futuro del sito produttivo, ma conferma la strategicità dello stabilimento di Terni sia per il MISE che per l’AST. Da come era partita, l’intesa mette almeno un primo parziale paletto sugli organici, segna timidi passi in avanti sulla parte economica dell’integrativo e le condizioni lavorative, tutte questioni che saranno discusse a livello territoriale dalla RSU, dopo un confronto stretto con gli operai di AST.
Gli organici rimarranno nel numero di 2350 a fronte di procedura di licenziamento su base volontaria incentivata di 50 figure impiegatizie che saranno sostituite da altrettanti operai somministrati che saranno assunti a tempo indeterminato da AST. Nell’intesa è riportato che non si prevedono sostanziali variazioni di personale nell’intero perimetro, comprendendo anche i somministrati e che eventuali variazioni significative saranno discusse su richiesta di una delle due parti.
Sull’occupazione, come sulla cifra a nostro avviso minima posta sul piatto dell'integrativo come sulle condizioni lavorative, nel rispetto delle professionalità e dei diritti, dovremmo fare un buon lavoro tra RSU e lavoratori per far valere le nostre ragioni. Se oggi AST è ancora in piedi è grazie al sacrifico dei lavoratori e del territorio, sacrifici che vogliamo riconosciuti nella trattiva di secondo livello.
Sia ben chiaro che per USB non esiste polivalenza buona e flessibilità opportuna. Rifiutiamo il concetto di lavoratore multitasking che si vuole introdurre in fabbrica e vogliamo riconoscimenti professionali ed economici reali, verificabili annualmente e uguali per tutti i lavoratori di pari mansione e livello, soprattutto se l’azienda intende realmente incrementare la produzione.
“Finita la festa e gabbatu lu santu”? Neanche per niente! Questa intesa impegna l’Azienda e il Governo!
A fronte dei pochi investimenti per l'ammodernamento degli impianti, per quanto riguarda la questione ambientale la preventivata spesa per le modifiche impiantistiche nell'area a caldo va finalmente nella giusta direzione dell'abbattimento totale dei fattori inquinanti, anche se molto deve ancora compiersi e tutto ciò deve tradursi al più presto in atti concreti.
Nel complesso, questo è un piano industriale che risente fortemente della crisi Europea dell'acciaio, destinata a permanere ancora abbastanza a lungo, e della mancata fusione tra ThyssenKrupp e Tata Steel. Pertanto l'obiettivo del milione di tonnellate di fuso, per il prossimo anno, e l'incremento del 12% della produzione di LAF può essere realizzato solo se c'è una reale volontà politica, da parte aziendale e della TK tutta e del Governo di agire per rendere strategico il sito umbro di Ast.
Al Governo abbiamo chiesto fatti concreti, un sostegno che difenda la produzione dell’acciaio inox, prodotto fondamentale per tutto il settore industriale Italiano ed Europeo.
Le strategie industriali che puntano sulla ricerca di nuovi prodotti, con nuovi acciai da produrre e la conferma dei produzioni centrali verso automotive e fucinati, devono essere realizzate seriamente ed al più presto.
L'Azienda deve comprendere e, come abbiamo ripetuto più volte, non può scaricare difficoltà ed errori sui lavoratori, siano essi dipendenti diretti, precari o delle ditte appaltatrici.
Ora la parola e la decisione finale passa ai lavoratori nelle assemblee e nella costante vigilanza che come sindacato metteremo in campo, in difesa del lavoro e del salario di tutti.
Terni, 14 giugno 2019 La Federazione e la RSU USB in AST