SOSTENERE IL RINNOVO DEL CCNL, scaduto ormai da quasi due anni, per difenderne il valore nazionale di rappresentanza di forza collettiva, per ottenere condizioni di lavoro migliori per tutti (salario, inquadramento, normativa) da ottimizzare ulteriormente nelle contrattazioni aziendali di secondo livello. BASTA con i sindacati complici che utilizzano il rinnovo del contratto solo per compiacere le richieste aziendali e peggiorare le condizioni dei lavoratori.
PER UN NUOVO CONTROLLO PUBBLICO delle Telecomunicazioni, per chiudere definitivamente la disastrosa stagione della privatizzazione, al pari di scuola, sanità, trasporti, edilizia popolare; servono investimenti veri per le nuove tecnologie e piani industriali degni di questo nome per il rilancio del settore finalizzato anche al miglioramento e all’efficienza dei servizi pubblici.
PER LA DIFFUSIONE DELLA BANDA LARGA, anche e soprattutto nelle zone considerate impropriamente “a bassa redditività” per consentire a tutti il diritto universale alla conoscenza come strumento di democrazia.
PER RICONFERMARE E RILANCIARE LE NOSTRE LOTTE NELLE AZIENDE DEL GRUPPO TIM su: pagamento del PdR, EXF, retribuzioni e orari di lavoro, cessioni di rami di azienda e internalizzazioni; no al controllo a distanza e alla timbratura in postazione dei lavoratori del Caring, cessioni di rami di azienda e internalizzazioni, Job Center.
Lo sciopero del 21 ottobre ha un valore rilevante per il settore dei Call Center, un settore devastato dalla incapacità rappresentativa dei sindacati confederali e quindi dai continui arretramenti in diritti e reddito. E' fondamentale per la crescita una nuova coscienza di lavoratori come motore reale del paese non subalterno alle logiche del profitto.
Per anni i sindacati classici hanno avuto lo sguardo rivolto più verso se stessi che verso chi rappresentavano. Ne sono esempio due grandi aziende come Teleperformance e Almaviva.
Nella prima anni di Cassa Integrazione senza un minimo criterio di rotazione sotto un costante controllo individuale a distanza in violazione dello Statuto dei Lavoratori che solo l’USB ha denunciato all'Ispettorato del Lavoro. Il tutto nel totale disinteresse dei grandi sindacati che per decenni sapevano ma non denunciavano lasciando i lavoratori sotto una costante arma di ricatto.
Nella seconda promettendo anni di tranquillità, dopo appena tre mesi invece l'azienda ha prima preteso il trasferimento di decine di lavoratori dalla sede di Palermo a quella di Rende, a seguito della sottoscrizione di un accordo la cui bozza fu rigettata al 95% dal referendum tra i lavoratori. A questo si aggiunge ora la dichiarazione di chiusura delle sedi di Roma e Napoli per complessivi 2511 esuberi. Un calvario che deve finire!
Il rinnovo in corso del Contratto Nazionale delle Telecomunicazioni deve essere un punto di rilancio e non il luogo dove continuare a cedere diritti e a sacrificare i lavoratori sull'altare del profitto.
PER AFFERMARE LA CENTRALITA’ DEI LAVORATORI
affinché non paghino più i costi della crisi derivanti dall’ inefficienza del management.
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