Il 6 aprile, il Governo ha approvato il Documento di Economia e Finanza, confermando in pieno la linea già intrapresa dal Governo Draghi fin dal suo insediamento.
La guerra in Ucraina e deriva interventista del nostro Paese hanno costretto a rivedere tutte le spese e le previsioni di andamento economico. Soprattutto si prevede una riduzione dell’aumento del PIL dal 4,7 al 2,9 per il 2022 e una crescita dei prezzi, che già a marzo ha fatto registrare il 6,7 % in più.
Il governo pur di difendere la validità delle scelte pro guerra, racconta una favola ottimista che non risponde minimamente alle reali difficoltà della popolazione.
Perfino l’ANCI ha valutato come “assolutamente insufficienti” le risorse messe a disposizione dal governo per fronteggiare il rincaro delle utenze, riferendosi ai maggiori oneri che pesano sulle casse degli Enti, e che costringeranno le amministrazioni a ridurre ulteriormente gli interventi sui servizi. Vergognosa e inaccettabile è la scelta di risparmiare sulla spesa sanitaria, prevedendo una riduzione dello 0,6% annuo per il periodo 2023/2025, e sulla scuola, con un taglio che porterà la spesa per l’istruzione dal 4% al 3,5% già dal 2022 e per il prossimo triennio.
Le motivazioni di questi due tagli hanno dell’incredibile. Nella sanità mettono a repentaglio anche quei timidi propositi di territorializzazione del servizio contenuti nel PNRR. Per l’istruzione, il riferimento all’aumento dell’età media della popolazione evidenzia l’assoluta incomprensione dello stato di abbandono in cui versa il sistema scolastico.
Insieme al documento economico ci sono tutte uelle riforme, previste nel pnrr, per tagliare diritti e dignità. Pensiamo al disegno di legge sulla Concorrenza, con il suo bagaglio di privatizzazioni o alla nuova legge sugli appalti, che mette a rischio la clausola sociale, fino all’attuazione dell’autonomia differenziata, che condanna all’abbandono intere zone del Paese, a cominciare dal Mezzogiorno.
Mentre vengono confermate le scelte di rialzare le spese per la difesa e di alimentare una vera e propria economia di guerra (con tanto di costruzione di nuove basi militari e acquisto di nuovi armamenti) il governo conferma la linea di politica economica: nessuna politica industriale, sostegno alle sole grandi imprese depressione del settore pubblico, assenza di interventi a favore di redditi e pensioni.
Non accetteremo ulteriori tagli a diritti, salario e dignità.
Scendiamo in piazza al grido: ABBASSATE LE ARMI ALZATE I SALARI.
Usb Viterbo ha predisposto un pullman per partire da Viterbo tutti insieme e raggiungere il Ministero dell’Istruzione alle 11 e il concentramento nazionale, a Piazza della Repubblica alle 14. Ci sono ancora alcuni posti disponibili, chiunque volesse aggiungersi ci contatti.
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