Sabato 1° aprile i Vigili del Fuoco del Comando di via Genova non credevano ai loro occhi. Non capita tutti i giorni di vedere il comandante regionale del Lazio perdere le staffe e sfoderare contro i propri sottoposti un linguaggio “esplicito”, come direbbero eufemisticamente gli americani. Qui da noi useremmo la definizione da “scaricatore di porto”, ma abbiamo troppo rispetto per i nostri amici portuali.
Al linguaggio “colorito” si è aggiunto un atteggiamento minaccioso, da bullo, contro i vigili del fuoco che il nostro eroe, l’ingegner Domenico De Bartolomeo, sostiene di difendere sempre a spada tratta. Una scena talmente “forte” da far inizialmente pensare ai pompieri che fosse costruita ad arte per onorare la ricorrenza del 1° aprile.
E invece no, non di pesce d’aprile trattavasi, ma di vera e propria sfuriata perché scendendo dalla luccicante macchina di servizio il comandante De Bartolomeo aveva visto un vigile del fuoco improvvidamente seduto su una panchina, certo non regolamentare, ma capace di offrire sollievo alle stanche terga dei cosiddetti “angeli in divisa”.
“Come osa?”, deve essersi detto il summenzionato gallonato. Di lì, un torrente di improperi, gli insulti al delegato sindacale USB intervenuto per placare le acque e l’ordine di rimuovere seduta stante la pericolosissima panchina perché, novello Cacini, “quello che io ordino va fatto, io sono il direttore del Lazio e qui comando io”.
L’episodio ha creato grande malcontento nelle fila dei pompieri. Non solo e non tanto per l’arroganza del comandante, ma perché colui che sostiene di avere in gran conto il benessere dei suoi uomini, si occupa di una panchina e perde di vista altri e ben più importanti problemi. La parabola della pagliuzza e della trave in salsa contemporanea.
All’ingegner De Bartolomeo non interessa se nelle sedi di servizio della Direzione Lazio c’è poco o nulla che funziona come dovrebbe. Oltre che di panchine dovrebbe occuparsi di camerate, servizi igienici, docce, spogliatoi fatiscenti e in condizioni sanitarie assai precarie. Ricordiamo, solo a titolo di esempio, casi emblematici di distaccamenti che farebbero accapponare la pelle a chiunque abbia letto con un minimo di attenzione il D.lgs 81/08:
- La nuova e spettrale sede Centrale di Viterbo (VT) eterna incompiuta;
- La terremotata sede di Posta (RI);
- L’angusto spazio di Tuscolano I (RM) dove dimora comodamente solo il Dirigente che ci abita;
- Le baracche di Campagnano (RM) e quelle di Terracina (LT).
Lo stesso Comando di Roma ha sedi in cui gli armadietti con gli indumenti da lavoro sono nell’autorimessa, ma nessuno obietta; molte sedi non hanno l’attestazione antisismica e di conformità degli impianti tecnologici; numerose sedi non hanno un’apposita zona filtro tra l’autorimessa ed il resto dei locali, ma non essendoci una panchina da spostare tutto appare regolare.
Per quanto riguarda i depositi dei carburanti non siamo messi meglio: nella maggior parte delle sedi le scorte sono lasciate assieme a tutti gli altri materiali, spesso in locali non opportunamente arieggiati ed in ambienti non ignifughi.
Molte sedi non hanno locali/spazi spogliatoio idonei dove cambiarsi e per non avere osservazioni non sono dotati delle apposite panche. Ma si sa, i Vigili del Fuoco sono allenati alle scomodità.
Per ciò che attiene la prevenzione incendi, soprattutto delle autorimesse, si riscontrano numerose criticità: proprio nella sede centrale sono presenti porte in vetro e legno come separazione con corridoi, laboratori e sala convegno. La norma prevede invece porte incombustibili o REI. In una sede dei Vigili del Fuoco non viene dunque rispettata una norma basilare antincendio.
Un dirigente dei Vigili del Fuoco non può scivolare tanto in basso utilizzando espressioni poco edificanti sfociate in ingiurie, minacce e tenendo un comportamento aggressivo davanti ad un numero considerevole di lavoratori. Tutto questo solo per una panchina metallica che era lì da tempo immemore.
A questo punto bisognerebbe anche smantellare il cosiddetto muro del pianto e far rimuovere tutte le sedute all’esterno delle sedi di servizio, che permettono ai pompieri di sedersi però esposti alla vista dei passanti.
USB ha sempre sostenuto che la sicurezza nei luoghi di lavoro è una priorità assoluta e chiede alla Direzione regionale, con la lettera allegata, di adoperarsi nel più breve tempo possibile affinché tutte le sedi del Lazio vengano riportate a norma, nel rispetto delle leggi e dei regolamenti che tanto a cuore stanno all’ingegner De Bartolomeo.
USB VVF Coordinamento regionale Lazio