E’ stata pubblicata la classifica aggiornata dell’Unione nazionale consumatori sui prezzi dei beni essenziali, cioè generi alimentari e bevande non alcoliche. In tutta Italia, a causa della speculazione messa in atto dalla grande distribuzione con la scusante della guerra, i prezzi sono saliti del 10%, con un rincaro medio per famiglia di 564 euro.
La città di Viterbo è al secondo posto dopo Cosenza fra le città più care, con un aggravio annuo per le famiglie di 713 euro, sfiorando il 13% in più.
Si potrebbe pensare che aumentano i prezzi perché finalmente il lavoro è di qualità, rispettoso dei diritti e delle tutele dei dipendenti, invece è esattamente l’opposto.
I lavoratori del commercio, in particolare i nuovi assunti, sono per lo più part time, con orari di lavoro comunicati all’ultimo momento e spalmati sull’intera giornata, sei ore di lavoro vengono divise fra mattina e pomeriggio.
I grandi marchi non assumono direttamente, cercando così di lavarsi le mani dallo sfruttamento in atto, ma tramite agenzie interinali, il meccanismo è sempre lo stesso. Assunto come addetto vendita, la mansione più bassa e meno retribuita, per poi essere impiegato in qualsiasi attività serva al negozio, senza alcuna formazione.
Non esistono pause o rotazione delle mansioni, tanto che i dipendenti dopo pochi anni di servizio già affrontano problemi muscolo scheletrici invalidanti.
Mentre nei centri commerciali si punta al modello h24, con l’imposizione indebita del lavoro festivo, nemmeno maggiorato, per farlo entrare nel normale orario così come già fatto con le domeniche; nelle campagne la situazione è ancora peggiore.
Il lavoro agricolo, all’inizio della catena del valore, vede quasi tutto lavoro irregolare. Quando si è fortunati e un contratto viene fatto questo non rispetta le ore e le mansioni effettivamente svolte. I lavoratori operano 10 ore al giorno sotto al sole cocente e l’unica cosa che gli viene fornita è un coltellino per la raccolta, tutto le protezioni o se le comprano o peggio per loro.
Denunciamo da anni alle amministrazioni che si sono susseguite come permettere l’accentramento di centri commerciali e grandi negozi in una sola zona, avrebbe diminuito la concorrenza fortificando la Gdo, libera così erodere il territorio e spadroneggiare su prezzi e diritti.
Nel rapporto Ispra 2022, Viterbo risulta al 43esimo posto su 8mila comuni presi in esame, sul consumo di suolo. Nel 2021, sono spariti 2500 ettari, il 6% in più rispetto l’anno precedente, portando Viterbo a concorrere con Milano. Intere aree verdi, anche a destinazione boschiva, sono state inghiottite e sostituite, per lo più, da centri e parchi commerciali. Mega costruzioni in cemento inaugurati oggi e abbandonati pochi anni dopo, come successo nella nostra città con Globo e Lidl, solo per fare un esempio. Nessun onere di abbattimento delle vecchie strutture e recupero del territorio è stato imposto alla Grande Distribuzione, tanto che quei mostri sono sempre lì a degradanti, rilasciando sostanze nocive nel suolo.
Esortiamo partiti, e i singoli dì candidati, alle prossime elezioni, che già stanno raccogliendo firme e presentano programmi, ad incentrarsi sulla tematica del lavoro, a partire da sicurezza e rispetto dei diritti. Qualsiasi concessione commerciale o di suolo pubblico data agli imprenditori deve poter essere sospesa, fino alla revoca, se ci sono situazioni di sfruttamento.
Usb Viterbo
Luca Paolocci