Icona Facebook Icona Twitter Icona Instagram Icona Telegram Icona Youtube Icona Rss

Pubblico impiego

Aumento delle spese militari al 5 % del Pil: dallo Stato sociale allo Stato di guerra

Roma,

Lo avevamo detto chiaramente durante lo sciopero generale del 20 giugno e la partecipatissima manifestazione del giorno dopo: con il vertice dell'Aja si sarebbe consacrato il passaggio definitivo dallo Stato sociale allo Stato di guerra permanente. E così è stato.

Il passaggio stabilito all'Assemblea generale della Nato addirittura al 5 percento del Pil della spesa militare da raggiungere entro il 2035, costituisce una torsione epocale rispetto a quelle che dovrebbero essere le funzioni di uno Stato.

Secondo l'Osservatorio sulle spese militari Milex, il 5 percento della spesa militare si tradurrà nel 2035 nella astronomica cifra di 145 miliardi investiti nella Difesa, con un ritmo di crescita annuo della spesa militare di 3/4 miliardi: somme che nella legge di bilancio non vengono mai reperite quando occorre finanziare la sanità o l'istruzione o i servizi pubblici.

Fa rabbrividire la sproporzione tra i miseri stanziamenti previsti per il rinnovo dei contratti pubblici e la rapidità e l'entità delle risorse allocate sul versante militare.

Le ragioni di chi, come Usb, ha sempre contestato la guerra unitamente ai meccanismi che la alimentano (la Nato assolve chiaramente a questa funzione) ed ha messo sempre in correlazione la distruzione dello Stato sociale con la collocazione del nostro paese in modalità "economia di guerra" ora sono sotto gli occhi di tutti.

Trasformare questa consapevolezza in una grande stagione di mobilitazione contro il riarmo, per il salario e il welfare sarà il compito che ci attende nell'immediato futuro.

Il 20 e il 21 giugno è iniziato questo percorso: continuarlo e intensificarlo ê la sfida che ci attende.

Usb Pubblico Impiego