Durante la campagna elettorale Alemanno ha promesso che avrebbe realizzato “25.000 nuovi alloggi per affrontare l'emergenza casa” (Repubblica 24 aprile 2008).
Dopo un anno gli annunci elettorali e post- elettorali ( tipo la promessa di acquistare in pochi mesi case da assegnare alle persone con dieci punti in graduatoria) non si sono concretizzati.
Molte persone in emergenza abitativa hanno atteso inutilmente. Basti pensare che per gli anni 2009 – 2011 il bilancio non prevede alcuno stanziamento per la realizzazione di case popolari. Gli unici fondi sono quelli che dovrebbero giungere dalla vendita di 8.000 case popolari, per realizzarne solo 2000!!!!!
Inoltre, l’unico provvedimento approvato dalla giunta è il bando per la cementificazione delle aree agricole per la realizzazione del c.d. Housing sociale ( che è cosa ben diversa dell’edilizia residenziale pubblica).
Per di più, esponenti della maggioranza hanno presentato dentro Casa Pound una proposta di delibera per il mutuo sociale, che prevede un ulteriore dismissione del patrimonio pubblico e introduce l’inaccettabile requisito della romanità per l’accesso all’ERP.
Pertanto, ad un anno dalle elezioni, è chiaro che Alemanno non vuole risolvere l’emergenza ma usarla come pretesto per svendere il patrimonio pubblico e favorire la speculazione e la rendita immobiliare.
Del resto, questa è la linea anche a livello nazionale, visto che anche il governo denomina “piano casa” un provvedimento che stanzia pochi fondi per l’housing sociale (5-6mila alloggi a livello nazionale), mentre permette ai costruttori, attraverso l’utilizzo di agevolazioni fiscali, un’ulteriore cementificazione dei territori e l’intensificazione delle cubature. Tutto ciò avviene in nome di una crisi che, come al solito, saranno i soliti noti a pagare. È in atto un vero e proprio tentativo di usare la crisi in funzione antipopolare, lasciando le briciole ai ceti sociali economicamente deboli e rinforzando i poteri forti.
Noi abbiamo un’altra idea della città e dell’uscita dalla crisi. Lo abbiamo già detto assieme ad altri nella grande conferenza cittadina che comitati di quartiere, movimenti, associazioni hanno tenuto il 28 febbraio all’ex fiera di Roma.
La speculazione e la rendita vanno fermate, la città va difesa e la crisi va pagata da chi l’ha provocata.
Il problema abitativo si risolve solo con un serio intervento pubblico, rilanciando con forza l’edilizia popolare con il recupero, l’autorecupero e l’acquisto di alloggi disponibili sul mercato e solo come ultima ratio con nuove costruzioni, con fondi e strutture adeguate, programmando nel contempo la vivibilità delle città e dei territori, salvaguardando gli standard di servizi.
Pertanto, occorre che il bilancio 2009 – 2011 preveda un fondo pubblico strutturale per l’emergenza abitativa, usando i fondi straordinari per Roma Capitale e la deroga al patto di stabilità. Occorre che si fermi la svendita del patrimonio pubblico, dando risposte concrete ai cittadini truffati dalla cartolarizzazione degli enti ( in particolare gli inquilini senza titolo) e bloccando le dismissioni in corso ( ad esempio l’Enasarco, via Pincherle, Enasarco e Enpam).
Al contempo, gli alloggi popolari vanno reperiti attraverso un grande programma di recupero, riqualificazione ed utilizzo del patrimonio pubblico ( iniziando dalle caserme, dal patrimonio demaniale e degli enti pubblici) e privato sfitto, imponendo ai costruttori la messa a disposizione del costruito. Inoltre, chiediamo che vengano utilizzate non le aree agricole, ma le aree presenti dentro la città, a partire dalle centralità urbane pubbliche e dalle caserme in disuso.
Per realizzare questi obiettivi, rilanciamo una fase di mobilitazione, in cui chiediamo il sostegno e l’alleanza di coloro che di battono per il diritto all’abitare, la difesa del territorio e contro la speculazione e la rendita. Ci rivolgiamo, ai cittadini che vogliono difendersi dalla speculazione e dalla cementificazione. Ai cittadini in graduatoria che da anni attendono invano una risposta. Agli inquilini sotto sfratto, che a causa della crisi non possono pagare un affitto e chiedono un blocco generalizzato fino a che non si garantisca il passaggio da casa a casa. Agli inquilini alle prese con la cartolarizzazione e le dismissioni. Ai precari e alle precarie, ai single, ai migranti, alle giovani coppie che si battono per un nuovo diritto all’abitare, per riconquistare un pezzo di reddito. A chi non ce la fa più a sostenere un mutuo.
ASSEMBLEA PUBBLICA GIOVEDI’ 12 MARZO ALLE 17.00 ALL’EX CINEMA VOLTURNO (VIA VOLTURNO 37)
MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO GIOVEDI’ 19 MARZO ORE 15.00
Rete dei movimenti per il diritto all’abitare