Ancora un segno dei tempi difficili per la voce del lavoro che non ha possibilità di esprimere le proprie ragioni, negando il diritto a manifestare nella vicinanza dei palazzi istituzionali, creando così una zona extraterritoriale in cui la Costituzione Italiana non ha valore.
Nulla avviene per caso
Mentre Manager, amministratori delegati, con al seguito un codazzo di politici in ginocchio e l’arroganza di chi è abituato a decidere, torneranno a proporci per l’ennesima volta le loro ricette fallimentari, condite di termini ammalianti e suggestivi come digitalizzazione, intelligenza artificiale e via discorrendo, utili ancora una volta a coprire le ingiustizie e i disastri provocati dalla forsennata corsa della competizione.
Come lavoratori TIM avremmo espresso tutto il nostro dissenso al folle progetto di scorporo della rete che vede la TIM spacchettata in due aziende, privando il Paese di un’azienda nazionale delle TLC, strategica per una nazione che si definisce sovrana.
Il divieto a questo evento di critica, come una semplice conferenza stampa che avrebbe portato all’attenzione pubblica un problema per il Paese e per i suoi cittadini, si inserisce nel più generale attacco e sospensione dei diritti costituzionali come lo sciopero, utili solo per silenziare ogni voce dissonante che porti a galla la natura puramente speculativa dell’iniziativa del management di TIM che mette a rischio, oltre che il futuro di un’azienda, la vita di migliaia di lavoratori, tra diretti e indotto.
Le loro ricette hanno fallito ed è ora di farglielo capire.
No allo spezzatino
Difendere asset industriali del Paese
Per un controllo pubblico delle Telecomunicazioni