È stato siglato nella notte tra il 23 e il 24 luglio, presso la sede dell'Aran, il contratto per circa 130mila dirigenti medici e sanitari del SSN. L'accordo prevede un aumento di 200 euro al mese e l'incremento di molte indennità, alcune addirittura raddoppiate. Tra le altre cose il testo prevede nella parte normativa la conquista di alcuni diritti inerenti al riconoscimento dello stato professionale e l'avanzamento di carriera.
Si tratta dell'ennesimo schiaffo a tutti gli altri dipendenti del comparto (infermieri, OSS, tecnici sanitari di radiologia medica, ostetriche, personale tecnico e amministrativo) che il 21 maggio 2018 si erano dovuti accontentare di un'elemosina di 20 euro netti al mese e di 300 euro una tantum per 10 anni di mancato rinnovo contrattuale. Il tutto grazie a quelle sigle sindacali (CGIL, CISL, UIL, FIALS, FSI, NURSIN UP) che hanno siglato un CCNL Sanità scaduto peraltro dopo appena 7 mesi, il 31/12/2018.
Come se non bastasse, non una sola indennità è stata aumentata, mentre la parte normativa ha posto in uno stato di potere assoluto la parte datoriale, condannando i lavoratori a subire quotidianamente politiche di ricatto e costringendoli a rinunciare a molti diritti, se non a soggiacere in uno stato di totale delegittimazione, come abbiamo potuto constatare negli ultimi mesi.
USB da anni denuncia i mancati riconoscimenti economici e professionali ai diendenti del comparto Sanità, contestando in tutte le sedi e nei posti di lavoro gli accordi stipulati tra le delegazioni di parte pubblica e i sindacati complici.
USB chiede l'immediato rinnovo del CCNL del Comparto Sanità scaduto il 31 dicembre scorso, con aumenti salariali degni, in grado di recuperare il potere d'acquisto dei lavoratori e di sanare la ferita dell'ultimo, irrisorio rinnovo.
USB chiede il raddoppio delle indennità notturne, festive e di reperibilità, e che venga modificata la norma contrattuale sul tempo di vestizione/svestizione portandolo ad almeno 20 minuti
USB P.I Sanità