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I veri dati sul precariato

LAVORO: SI INCRINA IL MITO DEL POSTO FISSO STATALE

ROMA - Si incrina il mito del posto fisso statale: secondo un'indagine del Censis, infatti, tra contratti a tempo e collaborazioni, la percentuale di lavoratori atipici é più alta di quella che si conta in fabbrica. L'industria ha infatti un tasso di atipicità dell' 8%. che risulta inferiore a quello della pubblica amministrazione che conta, tra lavoratori a tempo determinato (8%) e collaboratori (1,4%) quasi 10 atipici su 100.

 

Il comparto dell'istruzione, pur non includendo solo dipendenti pubblici, realizza addirittura il 20,2% di contratti atipici. Si tratta in prevalenza di contratti a tempo determinato che, avverte il Censis, negli ultimi anni si è sempre più orientato verso una logica di temporaneità degli incarichi (si pensi alle docenze universitarie), e delle attività di organizzazioni associative (sindacati, circoli, associazioni di vario tipo), dove la presenza di atipici è del 18,3%), di noleggio (14,9%), di servizio alle imprese (13,1%).

 

Dall'elaborazione fatta del Censis sui dati delle statistiche ufficiali del lavoro (Istat), con 'obiettivo di realizzare in autunno un progetto di ricerca piu' approfondito per accompagnare le future politiche del lavoro, emerge inoltre che il profilo del lavoratore atipico corrisponde ad un giovane, più spesso di sesso femminile, istruito, in prevalenza del centro-sud. L'unico elemento di omogeneità che il Censis ha riscontrato nell'universo del lavoro atipico è infatti la tendenziale giovane età: il 57% dei lavoratori a termine o con contratti di collaborazione, a progetto od occasionali ha infatti meno di 35 anni. Vi è poi una maggiore incidenza tra le donne, pari al 14,7%, piuttosto che tra gli uomini (8,7%); e tra quanti posseggono livelli di istruzione più elevati: 14,1% tra i laureati, 11% tra i possessori di un diploma superiore, con una particolare incidenza del lavoro a progetto od occasionale proprio nei segmenti di istruzione più alti.

 

A livello territoriale, sono il centro e il sud a detenere il primato: la percentuale di atipici si attesta rispettivamente all'11,5% e al 13,9%, contro l 8,8% del nord ovest e il 9,9% del nord est; a causa non solo della maggiore debolezza strutturale del tessuto produttivo ma, rileva il Censis, anche della sua specifica vocazione delle due aree contigue, più terziaria nel centro, più agricola nel meridione.

 

Quanto ai profili professionali dei lavoratori atipici emerge una trasversalità del fenomeno: da un lato il lavoro atipico incide sull'universo delle professioni non qualificate, dove si contano 22,4 atipici ogni 100 occupati. Dall'altro, all'opposto, l'atipicità dei contratti tende ad addensarsi nei gradini più alti della piramide professionale: il 10,5% nelle professioni intellettuali, il 18,4% in quelle tecniche intermedie e il 13,3% in quelle esecutive amministrative. Per i lavoratori a progetto, tale tendenza è ancora più accentuata: sono infatti concentrati in maggioranza nelle professioni tecniche intermedie (33%) e intellettuali (18,3%), e poco o nulla presenti tra quelle non qualificate (6,2%). Anche sul piano dei settori economici lo scenario appare estremamente articolato, con settori che, pur piccoli sotto il profilo della rilevanza numerica, hanno una significativa concentrazione di lavoro atipico. Come alcuni segmenti del terziario attività ricreative, culturali sportive, e ricerca e sviluppo - dove il tasso di atipicità supera la soglia del 25%. O il comparto dell'istruzione dove, appunto, si conta il 20,2% di contratti atipici.