Uno strano silenzio avvolge il mondo sindacale in questi giorni.
Dopo tanto blaterare, dopo tanti annunci cgil, cisl, uil, confsal e flp tacciono imbarazzate. Il vero motivo? Stanno venendo al pettine tutti i nodi irrisolti che ci trasciniamo da troppo tempo e che la nostra sigla aveva prontamente segnalato. Vogliamo però fare un passo indietro.
Nel mese di aprile i lavoratori del Fisco sono stati protagonisti di una grossa mobilitazione che è culminata in due scioperi: quello del 2 aprile indetto da tutte le altre sigle sindacali, e quello del 12 aprile indetto da USB.
Senza ripercorrere i passaggi che portarono a due scioperi differenti dal punto di vista dei contenuti, in quelle due giornate una partecipazione straordinaria, complessivamente pari a circa l’80 percento del personale, paralizzò gli uffici finanziari inviando un messaggio di profonda sfiducia e distanza rispetto alle politiche messe in campo dall’amministrazione.
Da subito come USB evidenziammo che quella mobilitazione doveva essere utilizzata per invertire i rapporti di forza, per guardare ad una prospettiva che delineasse un futuro ed un orizzonte per il settore ed i lavoratori e soprattutto per segnare una netta discontinuità con il passato.
Invece, tutto è ripreso come se nulla fosse: amministrazione e cgil, cisl, uil, confsal e flp hanno continuato imperterriti ad occuparsi di POER, Posizioni Organizzative ed Incarichi di responsabilità, mentre i risultati portati a casa per la stragrande maggioranza del personale sono sotto gli occhi di tutti.
L’accordo definitivo sul salario accessorio che verrà siglato in questi giorni certificherà alle Entrate il taglio di 55 milioni (1400 euro a testa), e l’incredibile ritardo determinerà lo slittamento dei pagamenti a dopo l’estate.
La terza tranche delle progressioni economiche balla pericolosamente e vi è il rischio che circa 9.000 lavoratori restino al palo.
L’accordo partorito su PO e IR ha confermato in tutto e per tutto quelle criticità che ci portiamo avanti da troppo tempo consolidando l’erosione del nostro salario accessorio (10.600.000 euro) impiegati per finanziare posizioni organizzative ed incarichi di responsabilità.
La vicenda Poer sulla quale amministrazione e sindacati hanno concentrato tempo ed energie sottratte a tutto il restante personale, è appesa a un filo perché sottoposta al giudizio della Corte Costituzionale.
La totale mancanza da parte dell’amministrazione e delle altre sigle sindacali di una visione organica, di un progetto capace di restituire dignità, diritti e salario ai lavoratori, unitamente ad una attenzione spasmodica rivolta solo ed esclusivamente ad una esigua minoranza del personale, ha determinato la condizione nella quale oggi ci troviamo: un eterno inseguire le emergenze (quelle particolarmente a cuore dell’amministrazione naturalmente…) attraverso interventi spot che lungi dal risolvere i problemi li stanno progressivamente esasperando.
E allora occorre ribaltare la logica e il modo di ragionare mettendo al centro una visione complessiva che rilanci il ruolo del Fisco attraverso politiche retributive che investano sul personale.
Il 12 aprile nello sciopero indetto da USB parlavamo non a caso della necessità di “recuperare salario e riconquistare futuro” quale condizione necessaria per frenare l’inesorabile arretramento al quale ci stanno condannando. Si riparte esattamente da lì.
L’agenda sindacale ed il modo di ragionare che vogliono imporci amministrazione e cgil, cisl, uil, confasal e flp va letteralmente ribaltata.
Riaprire la battaglia per scongiurare i tagli al salario accessorio, stabilizzare le risorse per finanziare nuovi passaggi economici e/o istituire una 14esima mensilità, costruire un ordinamento professionale che dia risposte in termini professionali a tutto il personale sono le sfide che ci attendono nell’immediato futuro.
L’alternativa è la deriva alla quale amministrazione e sindacati complici ci stanno condannando.