Anche il Sole 24 Ore, il giornale di Confindustria, si accorge che gli affitti in Italia sono insostenibili. L’apertura del quotidiano del 17 giugno è dedicata infatti all’aumento del costo degli affitti nel nostro paese, sia quelli ad uso residenziale che quelli ad uso produttivo, specie (ma non solo) nelle principali città. Lo spunto è lo studio pubblicato dall’Agenzia delle entrate, da noi analizzato qui.
Per la prima volta sul giornale degli industriali leggiamo concetti che proprio noi come sindacato abbiamo introdotto nel dibattito pubblico sulla questione abitativa: incidenza dei canoni di locazione sui salari, uso del concordato solo laddove garantisca prezzi pari al mercato.
Di più, la connessione fra salari e canoni è messa in relazione sia in base agli aumenti percentuali di entrambi, ma anche, secondo quanto scritto dal quotidiano stesso, tenendo conto dell’andamento dei prezzi (inflazione) e della specificità dei territori, essendo i redditi medi in calo in alcuni capoluoghi. In pratica l’aumento degli stipendi non è omogeneo, e laddove si è verificato è già assorbito dall’inflazione, mentre l’aumento dei canoni, quello sì, è generalizzato (a parte Venezia). È anche sottolineato un altro punto dolente da noi denunciato ultimamente, ossia di come alcune categorie di lavoratori (pensiamo ai vincitori di concorsi pubblici che debbono trasferirsi nelle città dove vengono assunti che spesso sono costretti a rinunciare al posto di lavoro a causa dei costi delle abitazioni) non riescano a tollerare la pressione del mercato. Mercato che a dispetto delle unità disponibili si contrae ulteriormente per effetto del massiccio aumento degli affitti brevi e del business delle piattaforme.
D’altro canto la carenza di edilizia pubblica è l’altra faccia della medaglia della questione abitativa. Un patrimonio ridotto all’osso, abbandonato a sé stesso e privato del proprio ruolo, non riesce a coprire neanche un decimo del fabbisogno emergenziale, figuriamoci se può effettivamente garantire il Diritto alla Casa. Un fallimento che interessa tanto la legge sui canoni, la n. 431 del 1998, quanto l’ultimo Piano casa, che proprio recentemente ha compiuto 10 anni, la Legge n. 80 del 2014, ossia la “Renzi-Lupi”.
Insomma quel bene che secondo la propaganda doveva garantire benessere e stabilità a tutto il paese (la casa in proprietà) si è trasformato in una gabbia economica e sociale che impegna i salari, blocca i consumi, rallenta la crescita e la produzione. Finalmente lo hanno capito tutti, anche i padroni.