La vera emergenza del Paese si chiama “salari e pensioni” ed è attorno al recupero del loro potere d’acquisto che si deve giocare la ripresa dell’iniziativa sindacale. Ci vogliono aumenti netti di almeno 300 euro nelle buste paga a partire dai rinnovi contrattuali e una legge che stabilisca non meno di 10 euro sui minimi tabellari al di sotto del quale sia vietato scendere per qualsiasi contratto di lavoro.
Non è il taglio del cuneo fiscale la battaglia che dobbiamo fare, perché quella riduzione avrebbe ripercussioni sui servizi e i lavoratori si ritroverebbero a perdere da un lato molto più di quanto guadagnerebbero dall’altro. È arrivato il momento di pretendere un recupero di quella parte di salario che ci è stata sottratta in tutti questi anni e che è andata a giovamento dei profitti e delle rendite finanziarie. Sono quelle che bisogna cominciare a tassare, ripristinando quella progressività fiscale che in Italia si è perduta da decenni.
La lotta alla delega fiscale del governo Meloni si deve sposare da subito con la battaglia per rinnovi contrattuali veri, non più al ribasso come è avvenuto in tutti questi anni. Ma fino a quando Cgil, Cisl e Uil continueranno a concordare la loro azione sindacale con Confindustria sarà difficile che riescano a promuovere una posizione coerente su questi temi.
Reddito e salari sono i temi al centro del convegno organizzato da USB venerdì 31 marzo dalle 14 alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, con la partecipazione tra gli altri di Giuseppe Conte, leader M5S, e Pasquale Tridico, presidente Inps.
Guido Lutrario - Esecutivo nazionale USB