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Scuola ATA Docenti

Lettera aperta al futuro ministro dell'istruzione


Con il voto sul referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre il governo Renzi è entrato in crisi, anche grazie al NO sociale dei lavoratori che subiscono le conseguenze della pessima “Buona scuola”. Questo risultato apre lo scenario alla possibilità di elezioni anticipate e, comunque, ad un nuovo esecutivo.

I lavoratori della scuola, a cui è stata sordamente imposta la legge 107, hanno ampiamente contribuito all’esito del referendum, mandando un messaggio politico chiaro non solo a Renzi e al suo governo, ma anche a chi verrà dopo. Chiediamo, perciò, fin d’ora al futuro ministro dell’istruzione di impegnarsi ad abrogare la legge 107, rimediando così ai gravissimi danni da essa causati. Solo per citarne alcuni:

  • gli ambiti territoriali e la chiamata diretta, che hanno attribuito un potere spropositato ai DS precarizzando il contratto e la vita dei lavoratori di ruolo;
  • il bonus per il merito degli insegnanti, che sta creando rapporti clientelari all’interno della scuola, laddove dovrebbe prevalere lo spirito di cooperazione tra i lavoratori e la democrazia dovrebbe essere insegnata in primis attraverso l’esempio;
  • i fondi destinati al finanziamento diretto delle scuole private, risorse evidentemente sottratte alla scuola statale e al rinnovo del contratto.

Alla legge 107 va riconosciuto solo il merito delle assunzioni, ormai archiviate e chiaramente non più revocabili, senza tuttavia tacere che ad esse, si è legata la vergogna dell’organico dell’autonomia e della sua sregolata gestione da parte dei presidi.

Riteniamo che all’abrogazione della legge 107 debba fare seguito un piano di assunzione immediata di tutti i lavoratori ancora precari e il ripristino di un sistema di mobilità volontaria, libera e uguale per tutti. Queste misure rappresenterebbero il presupposto perché la scuola si riappropri di quel ruolo centrale all’interno della vita democratica che la legge 107 e le riforme degli ultimi 30 anni hanno cercato di toglierle.

Solo così potrà essere restituita e salvaguardata la dignità dei lavoratori che ogni giorno rendono viva la scuola.