(72/22) L’INPS ha il timore di non riuscire a portare a casa le 4801 assunzioni del concorso per consulenti della protezione sociale, annunciate con il comunicato stampa del 22 giugno scorso.
Dopo la pubblicazione del bando per 1858 posti nella Gazzetta Ufficiale del 1° ottobre 2021 e la presentazione di oltre 60000 domande, le prove preselettive si sono svolte soltanto a luglio di quest’anno, in piena estate e nel mezzo di un ingorgo di concorsi pubblici, per giunta semplificati rispetto a quello dell’INPS, che, oltre alla prova preselettiva, prevede due prove scritte e il colloquio.
Le tre giornate di prove scritte terminano oggi e l’INPS non ha previsto ulteriori sessioni per i malati o i positivi al Covid. Chi non ha potuto partecipare alle prove dovrà presentare ricorso contro l’Istituto, sempre che ne abbia voglia. Almeno una sessione di recupero, pur ravvicinata, ci sembra che sarebbe stata opportuna per evitare possibili ricorsi.
Tuttavia, vista la scarsa partecipazione alla prova preselettiva e l’esiguo numero di ammessi alle prove scritte, in totale poco più di undicimila, la Commissione esaminatrice ha pensato bene di modulare il punteggio in modo da favorire il raggiungimento dei 21/30 richiesti dal bando. Sembra che ci sarà una specie di punteggio a scalare, per cui le risposte esatte non avranno il medesimo peso. Fosse davvero così ci troveremmo di fronte ad un meccanismo piuttosto contorto e facilmente attaccabile, ma l’Amministrazione si è guardata bene dal fornire informazioni ufficiali ai sindacati dell’ente quindi le nostre sono informazioni raccolte ufficiosamente e soggette a verifica.
Quello di cui siamo certi è che all’INPS al 1° luglio di quest’anno mancavano 6551 lavoratori e lavoratrici delle Aree A-B-C rispetto al Fabbisogno sostenibile autorizzato, che, in ogni caso, non coincide con il numero di operatori necessari a garantire un buon funzionamento dell’Istituto. Siamo con l’acqua alla gola e serve assolutamente assumere in fretta un adeguato numero di lavoratori e lavoratrici, considerati gli ulteriori pensionamenti entro dicembre 2022 e la necessità di favorire anche i processi di mobilità interna.
Servirebbero almeno 8000 assunzioni complessive entro i primi mesi del 2023, mentre si rischia di non riuscire ad effettuare nemmeno le assunzioni autorizzate.
Invece di fare le capriole in corso d’opera forse ci si doveva pensare prima di bandire il concorso, dimostrando una maggiore capacità organizzativa e di programmazione. Il rischio concreto è che si continui a lavorare perennemente in carenza d’organico e francamente ci aspetteremmo altro da un presidente così attento alle politiche sociali e da un management che guadagna circa duecentocinquantamila euro all’anno.