Negli ultimi giorni del 2018 è stata approvata la Legge di Bilancio 2019 e, come richiesto dalle organizzazioni sindacali che hanno dato vita alla protesta con i lavoratori del MEF, vi sono alcune significative novità.
I commi 350 e 351 inseriti nella Legge in parola da un lato introducono la perequazione dell’indennità d’Amministrazione per tutti i lavoratori del Dicastero e dall’altro riducono lo scandalo della cosiddetta Prelex.
Qualche problema va ancora superato per il pieno ottenimento della perequazione poiché i suddetti commi associano la perequazione alla riorganizzazione del MEF.
L’Amministrazione conta comunque di predisporre entro maggio il DPCM di riordino e nei mesi successivi, giugno/luglio 2019, il decreto attuativo per la perequazione dell’indennità d’Amministrazione.
Per quanto riguarda la cosiddetta Prelex del 2018 non è stato possibile neutralizzarla. La Legge di Bilancio 2018, come è noto, prevedeva lo stanziamento ad hoc di 7 milioni di Euro e l’Amministrazione non poteva bloccare il suo iter poiché si sarebbe incautamente opposta all’applicazione di una norma di legge. Diversamente, invece, avrebbe potuto fare l’autorità politica, se avesse avuto coraggio e autonomia, procedendo nella modifica immediata del comma 685 con successiva norma. La mobilitazione dei lavoratori ha però limitato il danno, anche se il furto resta. Dal 2019 il comma 685 è stato rideterminato in 2,5 milioni, rispetto ai 7 previsti, ed il differenziale (4,5 milioni di euro) concorrerà a finanziare la perequazione dell’indennità d’Amministrazione di tutti i lavoratori del MEF.
Il percorso di riorganizzazione del MEF, inoltre, potrebbe non essere del tutto lineare. Il comma 350, laddove definisce la dipendenza organica e funzionale delle Commissioni Tributarie alla Ragioneria Generale dello Stato, potrebbe essere a breve cassato riportando gli organi giurisdizionali all’interno del Dipartimento delle Finanze. Si tratta, evidentemente, di un repentino ripensamento da parte della compagine ministeriale a fronte delle enormi perplessità sollevate dalla norma in questione che avrebbe portato ad un’ingestibile unificazione di uffici amministrativi e giurisdizionali sul territorio. La riorganizzazione della rete territoriale del MEF, pertanto, dovrebbe così limitarsi ad una razionalizzazione logistica delle sedi che non precluderebbe comunque in alcun modo il percorso della perequazione dell’indennità di amministrazione di tutto il personale del dicastero.
Ma non è tutto. La decisione di continuare a mantenere le Commissioni Tributarie ben separate e distinte dalla rete territoriale delle Ragionerie potrebbe anche essere del tutto funzionale alla Proposta di legge n. 1526, avente ad oggetto l’"Ordinamento degli organi di giurisdizione e amministrativi della giustizia tributaria", presentata il 23/1/2019 alla Commissione Finanze della Camera dei Deputati durante una conferenza stampa tenuta dal sottosegretario di stato al MEF on. Massimo Bitonci.
Essa prevede, infatti, la fuoriuscita delle Commissioni Tributarie dal MEF mediante la costituzione, a decorrere dall’1/1/2020, della “quinta magistratura” con l’istituzione del ruolo dei giudici tributari, ricomprendente 800 magistrati di ruolo (a fronte dei 4.668 giudici ad oggi previsti dalla normativa vigente) cui dovrebbe aggiungersi un numero imprecisato di giudici onorari, incardinato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Allo stesso tempo viene previsto anche il ruolo unico del personale, per il quale è previsto il trattamento economico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la cui collocazione ordinamentale e contrattuale resta indefinita mentre la definizione delle dotazioni organiche complessive e di singola struttura organizzativa viene rinviata ad un successivo provvedimento. Neanche una parola, guarda caso, viene spesa sul transito nei nuovi uffici del personale amministrativo del MEF ad oggi in servizio presso le Commissioni Tributarie né, tanto meno, viene presa in considerazione l’ipotesi del c.d. diritto di opzione.
Al di là delle valutazioni sulla fattibilità dell’operazione nella tempistica indicata e sulla legittimità costituzionale della Proposta di legge, è chiaro che il persistente isolamento delle Commissioni Tributarie dall’organizzazione complessiva del MEF, tanto caro a una certa dirigenza del nostro dicastero, continuerà ad asservire il destino degli organi giurisdizionali agli interessi della lobby di turno. Ed è altrettanto chiaro che un’eventuale dipartita delle Commissioni Tributarie metterebbe a dura prova tutto il percorso delineato dal comma 350 e seguenti della Legge di Bilancio 2019.
Veniamo ora alla vertenza sostenuta da USB PI, UNSA, FLP e Cobas per il raggiungimento dell’obiettivo della perequazione delle retribuzioni all’interno del MEF.
È vero, come sostiene qualche altro sindacato, che la battaglia aveva in prima battuta visto tutte le sigle disponibili. Dopo lo scippo dei 7 milioni da elargire solo ad una parte di personale MEF, però, le cose si sono complicate.
Mentre denunciavamo quanto stava accadendo ed iniziavamo ad organizzare la mobilitazione dei lavoratori abbiamo assistito, infatti, ad una prima serie di comunicati e prese di posizione in difesa del munifico provvedimento. In seguito, e sotto la pressione delle mobilitazioni dei lavoratori, si è passati a delle velate critiche per poi arrivare alla proposta, degna del miglior cerchiobottismo, di distribuire i 7 milioni ad una parte dei lavoratori del MEF per poi trovare risorse aggiuntive da destinare alla perequazione dell’indennità d’amministrazione.
Insomma la nostra determinazione nel condurre la vertenza e la massiccia partecipazione dei lavoratori alle iniziative di lotta ha gettato in confusione i sindacati inerti che non sapevano come giustificare l’ingiustizia di elargire soldi a pochi nonostante quanto avevano sostenuto in pubbliche assemblee (ricordiamo per tutte quella tenuta a via XX settembre nel 2017).
E proprio quando il risultato è stato raggiunto, eccoli pronti a rivendersi come propria la conquista della perequazione. Ma è chiaro a tutti che non è stata la loro ignavia a raggiungere l’obiettivo, il merito è tutto dei lavoratori che hanno lottato per ottenerla e delle sigle sindacali che li hanno tutelati.
D'altronde questi signori sono anni che rinunciano anche al ruolo della trattativa e della lotta per ottenere miglioramenti o modifiche normative mentre questo risultato ha dimostrato che anche le norme si possono modificare; consentono, senza mai alzare un dito, le continue incursioni di Legge nel rapporto di lavoro e nella retribuzione dei dipendenti del MEF e di tutto il pubblico impiego; agiscono solo ed unicamente nel ristrettissimo ambito delle compatibilità di sistema firmando contratti infami per poi rivenderli ai lavoratori come “il miglior risultato possibile viste le condizioni date”.
Noi restiamo dell’idea che la lotta paga, che è un sindacato sterile quello che ad ogni piè sospinto usa la formula “ma lo dice la Legge” e giustifica le sue scelte scellerate nascondendosi dietro la frase “con senso di responsabilità” mentre ciò che conta è solo il proprio tornaconto.
La USB seguirà ovviamente l’iter parlamentare della Proposta di Legge n. 1526 così come monitorerà il percorso dei provvedimenti ministeriali previsti dalla Legge di Bilancio 2019 ma è necessario che i lavoratori mantengano alta l’attenzione su una vertenza che ancora deve giungere al risultato definitivo: un’unica indennità di amministrazione per tutto il personale del MEF.