Il meccanismo di adeguamento delle aspettative di vita, i coefficienti di trasformazione in rendita, e requisiti di età, faranno scattare da Gennaio 2013 una pensione più magra e più lontana, e la pensione sarà più bassa del 3% in media. E per averla pensione bisognerà lavorare almeno tre mesi in più. L’adeguamento del quanto e del quando sarà triennale sino al 2019 e successivamente biennale.
Le novità
A partire da gennaio i coefficienti di trasformazione, che in definitiva non sono altro che le percentuali da applicare al montante contributivo (totale dei contributi accantonati) e che determina la pensione, verranno abbassati del 3 – 4 %. I valori originari, cioè quelli scattati nel 2010, e “ ritoccati” nel 2012, verranno nuovamente rivisti . Per ogni 100.000 euro di montante un 66 enne riceve nel 2012 la somma di 5.827 euro, ne riceverà 5.624 euro, cioè 203 in meno, nel 2013. Nel 2010 ne riceveva 6.380 (vedi tabella).
Dal primo gennaio, a causa dell’adeguamento dell’età pensionabile all’allungamento della speranza di vita, vi sarà un allungamento di tre mesi di lavoro. Per una pensione di vecchiaia sino a dicembre 2012 sono necessari 66 anni di età per gli uomini e 62 per le donne, a partire da gennaio 2013 diverranno 66 anni e 3 mesi per gli uomini e 62 anni e 3 mesi per le donne. Per quelle di anzianità ci vorranno 42 anni e 5 mesi.
Inoltre sino al 31 dicembre 2015 per le donne sarà possibile andare in pensione a 57 anni se dipendenti e a 58 se autonome, se in possesso di 35 anni di contributi: in questo caso la pensione verrà calcolata con il contributivo. Un'opzione ottima, ma prima di sceglierla è, però necessario, farsi fare i conti per bene perché la riduzione della pensione può anche superare il 30%.
Per le pensioni di Anzianità, viene eliminato dal 2012 il sistema delle quote (somma di anzianità contributiva ed età anagrafica), e anche il baluardo dei 40 anni in base al quale si poteva incassare il trattamento anticipato, indipendentemente dall'età anagrafica. Nel 2012 la pensione di anzianità si può incassare solo con 41 anni e un mese di contributi, se donne, e con 42 anni e un mese, se uomini. E anche pensionarsi prima dei 62 anni diviene penalizzante. E’ come se quota 96 in vigore fino al 2011 per i dipendenti, e 97 per gli autonomi, fosse sostituita con una nuova a 104.
Per disincentivare il pensionamento anticipato, viene introdotta una misura di riduzione. Prima di aver compiuto i 62 anni di età, il trattamento verrà corrisposto, per la quota retributiva, con una riduzione pari all'1% per ogni anno di anticipo; percentuale che sale al 2% per ogni anno di anticipo che supera i 2. Se, ad esempio, si richiede la pensione, all'età di 60 anni, si riscuoterà, per la quota di pensione calcolata con il sistema retributivo (quella che si ottiene sulla base dell'anzianità acquisita sino al 2011), un assegno decurtato del 2%. Se invece la si richiede a 59 anni di età, la decurtazione sale al 4%.