Il corteo dei lavoratori in sciopero dell'Arsenale Militare di Taranto hanno sfilato per le vie della città manifestando numerosi, coinvolgendo le istituzioni territoriali fino ai vertici politici del Ministero della Difesa ottenendo un'incontro per il giorno 8 luglio con il Ministro in persona.
Riteniamo questo solo un primo passo.
Avremo modo di capire se, come negli anni passati, è un interessamento di facciata o sarà il caso questa volta di intraprendere seriamente la strada volta ad una soluzione alle tante problematiche lavorative.
Un ringraziamento a quanti hanno partecipato.
Valuteremo con i lavoratori la possibilità di far intervenire all'incontro dell'8 luglio una delegazione in rappresentanza dell'Arsenale di Taranto.
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Dalla’Unità del 11.06.08
Sciopero generale all’Arsenale della Marina di Taranto. Incrociano le braccia più della metà dei 2400 lavoratori che temono di perdere il posto. Parliamo della più grande attività produttiva della città, che impiega, tra dipendenti diretti e indiretti, più della stessa Ilva. Ma nei mesi scorsi diverse inchieste hanno svelato che numerosi bacini dove venivano trasportate le navi militari per la manutenzione, non rispettavano le elementari norme di sicurezza. Da qui, il sequestro. L’ultimo quello del bacino Brin, dove stazionava un sommergibile su cui si sarebbe dovuto lavorare. Perso anche quello. E per le migliaia di lavoratori si avvicina sempre di più lo spettro della disoccupazione.
Da mesi minacciavano lo sciopero, nella speranza che il ministero della Difesa intervenisse direttamente nella questione. Ma il silenzio delle istituzioni ora li ha fatti decidere, anche perché le ipotesi del nuovo governo sulla privatizzazione del pubblico impiego hanno fatto aumentare le preoccupazioni. Per questo, Cgil, Cisl e Uil «chiedono al nuovo governo e, segnatamente al nuovo ministro della Difesa Ignazio La Russa, che i provvedimenti in atto, di riordino, ristrutturazione e soppressione di Enti e Comandi, ovvero le misure di razionalizzazione della spesa militare, non penalizzino ulteriormente l’attuale modello di difesa nazionale che ha visto, finora, l’Arsenale di Taranto svolgere ruoli chiave quanto imprescindibili».
In queste settimane, sul tavolo di La Russa è arrivata anche un’interrogazione: ha come primo firmatario il parlamentare Pd Ludovico Vico, ma è stata poi sottoscritta da una quarantina di esponenti tarantini del Pd e del Pdl. «Malgrado le confortevoli parole del Ministro La Russa – spiega Vico – è importante continuare a sollecitare il Ministero della Difesa affinché acceleri le procedure necessarie per riattivare l’impianto industriale». Insomma, «è urgente che seguano i fatti». La Russa ha risposto all’interrogazione assicurando l’accelerazione dei lavori per la messa a norma, e ha fatto sapere che sono già pronte due navi, la fregata Espero e il cacciatorpediniere de La Penne, da mandare in manutenzione a Taranto. Ma da allora, era il 16 maggio, non si è più saputo nulla. Tra meno di un mese, gli ispettori del Lavoro torneranno a Taranto per verificare se le opere prescritte per la messa in sicurezza dell’Arsenale sono state eseguite: «Noi – ammette con amarezza Luigi Pulpito, sindacalista Rdb/Cub all’Arsenale, tra i primi a far conoscere il problema – non abbiamo visto grandi lavori in corso».
Ora, dopo l’interrogazione parlamentare e le numerose mobilitazioni messe in campo, si è finalmente ottenuta una convocazione dal ministro della Difesa che l’8 luglio incontrerà le organizzazioni sindacali di settore. «Siamo cautamente ottimisti – spiega Pulpito – ma aspettiamo di vedere cosa dirà La Russa, ma soprattutto cosa metterà per iscritto. Siamo stanchi delle chiacchiere».
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