Stamattina in via del Deserto del Gobi 13, l’Enpaia ha sfrattato Lia. A supporto della proprietà è accorsa la Polizia in forze, nonostante il tentativo di mediazione da parte dell’amministrazione di Roma Capitale, sollecitata da questo sindacato, ed una squadra di fabbri, veterinai, medici e avvocati.
La donna, lavoratrice, separata, vive nell’alloggio dell’Enpaia da 27 anni insieme alla figlia disoccupata. Nel 2018 ha scoperto che il suo ex marito non aveva pagato l’affitto di casa. Si è dunque subito attivata per tentare di pagare la morosità, ma la proprietà stessa l’aveva rassicurata dicendole che esercitando l’opzione di acquisto la morosità sarebbe stata inglobata nel prezzo.
L’acquisto però non è andato a buon fine, ma non per colpa di Lia che era riuscita anche ad ottenere l’accensione di un mutuo. L’ente ha così iniziato la procedura di sfratto e a gennaio 2024 ha perfino ottenuto il pignoramento del conto corrente, sul quale viene mensilmente accreditato lo stipendio, creando gravi difficoltà alla famiglia rendendo di fatto impossibili sia le spese di sopravvivenza quotidiana, che il regolare pagamento del canone di locazione corrente. Un comportamento vessatorio messo in atto in una città in cui è stato approvato un Piano Strategico per l‘Abitare in cui gli strumenti per evitare di arrivare a tanto sono ben presenti ed attivabili. Un’attitudine da parte degli Enti a espellere il proprio inquilinato che abbiamo più volte denunciato. Un modello di gestione del tutto in antitesi ai principi di legge e di funzione sociale della proprietà, pubblica o privata che sia, prevista in Costituzione. Ma in particolare gli enti previdenziali hanno costituito il proprio patrimonio, oltre per garantire in futuro le pensioni degli iscritti, per svolgere una funzione di calmierazione del mercato della casa. A riprova di quanto sostenuto possiamo citare gli alloggi lasciati vuoti da anni dall’ente, indicatici dagli inquilini, nello stesso condomino in cui è stato eseguito lo sfratto stamattina.
Asia-Usb Roma