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Dai Luoghi di Lavoro LP

TIM: no allo spezzatino. Sciopero il 21 giugno e presidio alla sede di Corso Italia dalle ore 10:00

Nazionale,

Il futuro di TIM non è certamente lo spezzatino. Il nuovo assetto societario inesorabilmente implicherà ripercussioni infauste sui livelli occupazionali, sullo sviluppo tecnologico e industriale del sistema Paese. In gioco non c’è solo il futuro dei 42.000 lavoratori di TIM ma di tutti gli addetti delle società che operano negli appalti (imprese di rete, di informatica e call center).

INVITIAMO I LAVORATORI DEL GRUPPO TIM A SCIOPERARE E  A PARTECIPARE AL PRESIDIO DI MARTEDI 21 giugno ’22 ORE 10:00 SOTTO LA SEDE TIM DI CORSO D’ITALIA

Il futuro di TIM non è certamente lo spezzatino. Il nuovo assetto societario inesorabilmente implicherà ripercussioni infauste sui livelli occupazionali, sullo sviluppo tecnologico e industriale del sistema Paese.

In gioco non c’è solo il futuro dei 42.000 lavoratori di TIM ma di tutti gli addetti delle società che operano negli appalti (imprese di rete, di informatica e call center).

Il silenzio del Governo evidenzia, come dimostrato negli ultimi 30 anni, che la politica italiana ha condiviso e agevolato un modello di sviluppo più interessato al profitto di pochi, aggravando la situazione del settore delle telecomunicazioni e ampliando il digital divide su tutto il territorio nazionale.

Inoltre, indifferente a quanto accaduto, il Governo propone, nell’ambito del decreto legislativo sulla concorrenza, il Piano Colao che prevede con i fondi del PNRR la realizzazione di tante piccole infrastrutture strategiche locali, comprese le telecomunicazioni, tramite la suddivisione del territorio nazionale in 15 lotti, stabilendo che le imprese che partecipano potranno aggiudicarsene un massimo di otto, creando di fatto tanti piccoli monopoli locali.

L’esperienza di copertura realizzata e tecnologia utilizzata per realizzare la rete di accesso da Open Fiber, Flash Fiber, poi Fibercop, ci fa temere che questo comporterà una disomogeneità dell’infrastruttura, una scarsa integrazione tecnologica e scarsa capillarità che potrebbe aggiungere difficoltà nel diritto alla connessione di qualità per tutti.

È ora di dire basta. Dopo decenni di inerzia sindacale complice e di politica della “concertazione” che hanno portato alla distruzione di questa azienda, non si chiamano i lavoratori a scioperare su obiettivi fumosi, mentre è a rischio la tenuta di un servizio strategico per il Paese, per consentire ai vertici di Cgil Cisl e Uil di ottenere il loro strapuntino “negoziale” nei tavoli governativi per cercare di raccogliere quelle poche briciole che cadono sul pavimento, senza nessun progetto di lungo respiro.

Lasciano intatte le misure “lacrime e sangue” per i lavoratori,  per garantire i profitti dei soliti e le prebende sindacali.

Per questo USB invita i lavoratori, le organizzazioni sindacali conflittuali, i partiti politici a utilizzare la data dello sciopero del 21 giugno ’22 come un’occasione per fermare sul serio questo piano industriale, costruendo un fronte di lotta alternativo ai sindacati concertativi, partecipando al presidio sotto la sede TIM di Corso d’Italia, rivendicando la nazionalizzazione di TIM per evitare la catastrofe sociale che si prospetta con i licenziamenti.

Facciamo sentire la nostra voce per una

TIM UNICA E NAZIONALIZZATA

Non lasciamo che siano le leggi del profitto a decidere delle nostre vite con il beneplacito del Governo.