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In Primo Piano

USB: piano degli organici del Porto di Trieste, un passaggio importante che ora va messo in pratica

Trieste,

L’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico (AdSPMAO) orientale ha varato recentemente il Piano degli Organici del Porto Franco Internazionale di Trieste. Il Piano mette nero su bianco per terminalisti, aziende operanti ex art. 16 e ALPT che:  


- il rapporto di lavoro normale è quello a tempo pieno e indeterminato, mentre il part-time potrà essere utilizzato solo nel più stretto rispetto delle norme che limitano la flessibilità ed il lavoro straordinario (quindi niente più part-time a “chiamata” e a 20 ore sulla carta, che con gli straordinari più o meno obbligatori diventano in realtà 40 e più).


- il contratto nazionale di lavoro da applicare è quello dei lavoratori dei porti; altri contratti possono essere applicati solo se l’azienda documenta che il trattamento dei lavoratori è equivalente a quello del CCNL Porti.


- la retribuzione di tutti i lavoratori delle aziende che operano ex art. 16 e terminaliste deve essere su base mensile (quindi non legata alle giornate di lavoro effettivamente svolte), mentre la turnistica deve essere in ogni caso almeno settimanale (quindi basta turni comunicati di giorno in giorno e dalla sera per la notte o la mattina). L’inadempienza a tale regola sarà considerata grave violazione agli obblighi assunti dalle aziende autorizzate (il che significa che ci sarà il rischio della revoca dell’autorizzazione).


- la Regione certificherà tutte le qualifiche e competenze relative al lavoro portuale


- le imprese che intendano assumere nuovi lavoratori possono farlo attraverso l’Agenzia per il Lavoro Portuale, che provvederà alla loro formazione con fondi messi a disposizione dall’Autorità portuale e dalla Regione.


- l’AdSPMAO presenterà annualmente un Piano per la formazione, la riqualificazione e il ricollocamento dei lavoratori che dovessero essere in esubero, in primis di quelli che a causa del super-sfruttamento al quale sono stati sottoposti si ritrovano (alcuni in età anche giovane) con malattie professionali, limitazioni e inabilità. Per costoro è previsto l’accompagnamento alla pensione (con un massimo di 36 mesi mancanti per poter accedere alla pensione), ovvero la riqualificazione e ricollocazione, con fondi messi a disposizione dall’Autorità portuale per sostenere e incentivare le imprese a riqualificare e/o assumere questo tipo di lavoratori. Per le aziende che prenderanno gli incentivi e faranno le furbette è prevista una serie di sanzioni, fino alla revoca dell’autorizzazione a operare in porto.

Si tratta di un risultato importante (a cui va aggiunto l’ampliamento dell’organico di ALPT a 205 unità), arrivato grazie alla lungimiranza dell’amministrazione portuale, ma sopratutto alla testardaggine e determinazione dei lavoratori. Il Piano pone le basi per l’eliminazione del precariato in porto e per evitare il ripetersi della vera e propria emergenza sanitaria dovuta al non rispetto delle normative a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori che riguarda una parte importante dei lavoratori portuali.  

Un risultato che è per ora in gran parte ancora sulla carta. Come sempre sarà compito dei lavoratori fare in modo che venga tradotto nei fatti quanto prima.  


Coordinamento Lavoratori Portuali di Trieste

UNIONE SINDACALE DI BASE Lavoro Privato