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Entrate

AGENZIA DELLE ENTRATE: ANCORA PER QUANTO FIGLI DI UN DIO MINORE?

Roma,

In occasione della presentazione dei risultati ottenuti dall’Agenzia delle Entrate nella lotta all’evasione fiscale nel 2014, il direttore Rossella Orlandi ha sottolineato con visibile commozione l’importanza fondamentale degli incaricati dirigenziali nel conseguimento di questi obiettivi.

 

Lo ha fatto strappando ben due applausi a una platea evidentemente interessata e altrettanto sbilanciata, alla presenza del sottosegretario all’Economia Casero e soprattutto del ministro Padoan, invocando il soccorso politico rispetto agli effetti della sentenza costituzionale che ha dichiarato illegittimi quegli stessi incarichi.

 

La dott.ssa Orlandi, forse annebbiata dalla commozione ha dimenticato però di ricordare al governo, presente con due autorevoli esponenti, che le lavoratrici e i lavoratori del comparto Fisco soffrono come altri 3,3 milioni di lavoratori pubblici un blocco dei contratti che prosegue ormai dal 2009 e ancora per chissà quanti anni.

 

Inoltre, non ha accennato minimamente al fatto che c’è un ritardo di ben due anni nella liquidazione del salario accessorio, direttamente legato agli straordinari risultati raggiunti da tutto il personale né si è ricordata di dire al ministro che il meccanismo del salario accessorio va modificato nella direzione di una maggiore stabilizzazione delle risorse.

 

Infine, ha omesso di sottolineare quanto sia proporzionalmente maggiore l’apporto dei “normali” lavoratori nel raggiungimento degli obiettivi assegnati ogni anno all’Agenzia.

 

L’unica preoccupazione è stata quella di provare a salvare ciò che non potrebbe e non dovrebbe essere salvato e cioè quegli incarichi dirigenziali che da tempo denunciamo essere alla base di tutto ciò che all’interno dell’Agenzia delle Entrate non funziona come dovrebbe.

 

Gli incaricati non sono indipendenti e autonomi nell’esercizio delle loro funzioni che sono funzioni delicatissime e pertanto dovrebbero essere affidate in modo stabile a figure il più possibile slegate da logiche e meccanismi da “cerchio magico”.

 

Gli incaricati sono il simbolo di un ordinamento professionale a tutele crescenti per pochi e a tutele inesistenti per quelle decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori che quotidianamente assicurano il conseguimento degli obiettivi.

 

Stabilizzazione del salario accessorio, progressioni economiche e percorsi stabili di sviluppo professionale sono gli strumenti con cui riconoscere lo sforzo di decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori.

 

La riforma del sistema di finanziamento del salario accessorio, necessaria per dare certezza e stabilità a questi percorsi, è un impegno che in tutti questi anni sia i governi (sempre diversi ma sempre uguali) sia i vertici delle Agenzie hanno preso e costantemente tradito.

 

In questi giorni le maggiori organizzazioni sindacali, i vertici delle Agenzie e il governo, sebbene abbiano davanti la dichiarata incostituzionalità di una parte dell’ordinamento professionale dell’Agenzia delle Entrate, si stanno arrabattando per salvare alcune centinaia di poltrone e i rispettivi occupanti.

 

Le progressioni economiche sono stranamente cadute nel dimenticatoio. Nessuno versa una lacrima per chi ogni giorno assicura il conseguimento degli obiettivi, molto spesso non grazie ma malgrado le norme di legge e le scelte manageriali.

 

Tutti preoccupati dalla funzionalità della macchina fiscale e nessuno a chiedersi cosa accadrebbe se le stesse decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori sempre figli di un dio minore, decidessero di incrociare le braccia per chiedere diritti, contratto, percorsi di riconoscimento professionale.

 

Mentre la dott.ssa Orlandi piange per la sorte dei propri incaricati, farebbe bene a chiedersi che effetto avranno, prima o poi, le tante lacrime amare fatte versare ai “normali” lavoratori, evidentemente figli di un dio minore, la cui capacità di sopportazione è giunta ormai al limite.

 

Davanti a loro, a tutti loro, avrebbe avuto il coraggio di piangere per la sorte dei settecento incarichi incostituzionali o piuttosto avrebbe provato imbarazzo per non aver saputo dare fin qui e per non avere ancora risposte alla domanda di diritti, reddito e dignità?

 

Questa complessa situazione non va vissuta dai lavoratori come spettatori o semplici tifosi degli organi giudicanti, ma è necessario trovare un momento collettivo nel quale rendere visibile ed evidente la nostra indignazione e le nostre sacrosante rivendicazioni.

 

L’USB è pronta ad avviare questo percorso e in questi giorni valuteremo concretamente le iniziative da mettere in campo. Nessuna esclusa…