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Editoriali // 1° Maggio

Buon Primo Maggio, per il salario contro la guerra

Nazionale,

Mentre l’Eurostat ha recentemente certificato che più del 9% dei lavoratori a tempo pieno, quindi perfettamente contrattualizzati, sono poveri a causa dei bassi salari e ormai anche i muri sanno che in Italia stiamo assistendo ad un progressivo impoverimento del lavoro, il governo Meloni si gira dall’altra parte. Anche il Cnel, nel suo Rapporto annuale sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva, appena pubblicato, ha segnalato che mentre nel resto d’Europa c’è stata una crescita in media del 30% dei salari negli ultimi decenni, in Italia si è registrato un misero + 1%, il che significa che il tenore di vita nel nostro paese è clamorosamente precipitato rispetto a tutti paesi vicini. E oggi finanche il presidente della Repubblica si è accorto che i salari sono bassi, sembra incredibile!

Invece di intervenire sul fronte delle condizioni di vita che sono un fattore che sta alimentando la depressione economica non solo dell’industria ma di tutta l’economia, il governo si appresta ad aumentare il budget per la difesa (siamo già al 2% del PIL ha assicurato Crosetto in questi giorni all’amministrazione Trump) in vista del vertice Nato di fine giugno. La bufala della conversione dal civile al militare per sostenere l’occupazione non funziona, il militare è un settore dove, a parità di capitale investito rispetto ad altri settori, c’è bisogno di molta meno manodopera. E quindi, ammesso che si possa accettare l’idea che per affrontare una difficoltà occupazionale ci si possa affidare alla produzione di armi, anche questa soluzione finirà per aumentare le difficoltà.

Per questi motivi le piazze del Primo Maggio saranno dedicate alla lotta per il salario e contro la guerra. Con una attenzione ad altri due temi fortemente collegati: la chiusura degli spazi di agibilità e l’azione repressiva che si sta facendo sempre più pesante (gli ultimi fatti di Torino prima e di Bergamo poi sono l’ennesimo brutto segnale di un salto di qualità nell’attitudine della polizia che si sente legittimata dal decreto sicurezza appena approvato) e la strage continua sui posti di lavoro che sembra inarrestabile, mentre il governo è convinto che con la patente a punti ha risolto il problema! Invece è proprio il basso livello delle retribuzioni che aumenta la ricattabilità del lavoro e favorisce un abbassamento delle tutele. A salari di fame, purtroppo, corrisponde anche un lavoro di merda. E con i salari che devono restare bassi ci dovrà pur essere qualcuno che frena le proteste!

L’USB sarà in piazza a Napoli (dalle 10 a Porta Capuana), a Cosenza (dalle 10 a piazza Kennedy), a Bergamo (ore 10 corteo da via Tasso) e a Bologna (dalle 16.30 al Parco della Zucca).