Su La Stampa è in corso un dibattito sull’emergenza sfratti in Italia. Ieri sul quotidiano è uscito un articolo a firma di Valentina Petrino in cui veniva raccontato il mancato rispetto degli accordi internazionali da parte dell’Italia. Di fatti molti sfratti sono stati eseguiti nonostante la Commissione Onu sui Diritti Sociali avesse espresso parere negativo, chiedendone la sospensione in mancanza di alternative valide. Oggi ad intervenire sul tema Casa sono esponenti dei partiti di maggioranza, e dirigenti del Ministero competente, quello delle Infrastrutture e Lavori Pubblici.
Purtroppo però, al di la del titolo (Piano anti-sfratti- 200 mila nuove case e alloggi temporanei) nell’articolo a cura di Francesco Olivo appaiono ricette confuse e insensate atte solo a destinare ulteriori fondi alle grandi imprese costruttrici (partnership pubblico-privato!) e a cancellare del tutto l’Edilizia Pubblica per come l’abbiamo conosciuta fino a qualche decennio fa. Ecco dunque che spuntano parallelismi fra la casa popolare ed il reddito di cittadinanza (che come è noto il Governo Meloni ha quasi del tutto smantellato, così come ha azzerato il finanziamento ai fondi per le morosità incolpevoli), intese entrambe come misure assistenziali dannose, per far largo a concetti di assegnazione temporanea (Ostelli!) per nuclei in difficoltà.
A parte questo il nulla. Ricordiamo agli egregi onorevoli interpellati che l’unico modo per garantire il Diritto alla Casa (a ciò servirebbero, almeno in teoria, le case popolari) è investire fondi pubblici e pianificare interventi atti a convertire quanto di esistente ed inutilizzato insiste sui territori martoriati delle nostre città, ove nuovo consumo di suolo è inammissibile. Occorre poi pretendere dalle amministrazioni locali il potenziamento degli uffici per lavorare le domande, eseguire le istruttorie ed assegnare gli alloggi. Bisogna dunque contrastare fermamente i meccanismi, propri della rendita parassitaria, che hanno fin qui condizionato le scelte della politica, determinando l’insostenibilità degli affitti e dei prezzi delle case. Al nostro paese non servono 200 mila alloggi di non si sa che tipo (Pubblici? Privati? Misti?) ma un milione di case popolari, dato certificato anche da enti di ricerca autonomi che hanno studiato il disagio abitativo in Italia e la richiesta inevasa sui vari territori, aggregandola.
Asia-Usb sostiene con forza il bisogno di politiche pubbliche sull’abitare che impediscano agli affitti di volare a livelli insostenibili. Per questo crediamo che occorra abrogare la Legge numero 431 del 1998 e varare una nuova legge sui canoni contenente forti criteri di calmierazione.
Infine, a garanzia del diritto alla prima abitazione, va finalmente dotata di copertura finanziaria la legge a tutela dei mutuatari sofferenti, per proteggerli dal pignoramento dell’alloggio e dalla sua vendita all’asta.
Tutto il resto sono chiachiere, o peggio, regali ai costruttori.
Asia-Usb