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Editoriali

Fermiamo la Leonardo S.p.A.: una azienda che fa profitti sulle guerre. Nello sciopero generale di venerdì 20 presidi di fronte agli stabilimenti

Roma,

Venerdì 20 giugno, in occasione dello sciopero generale, in diverse città (Torino, Napoli, Firenze, Roma e Catania) l’USB sta organizzando dei presidi nei pressi degli uffici e degli stabilimenti della Leonardo S.p.A. Con queste iniziative l’USB vuole denunciare il ruolo che questa azienda, partecipata dal nostro Ministero delle Finanze per una quota capitale del 30,2%, sta svolgendo nei conflitti in corso nel mondo e, contemporaneamente, smascherare la retorica che si va costruendo sulla presunta utilità dell’industria militare alla nostra economia.

Occorre sapere che Leonardo Spa è il primo produttore di armi nell’Unione Europea, il secondo in Europa, il 13° nel mondo (SIPRI). Nei fatti, l’ex Finmeccanica ha perseguito negli scorsi decenni la dismissione di quasi tutti i settori produttivi civili, per dedicarsi al core business della guerra. Dagli ultimi bilanci emerge che più dell’80% del proprio fatturato la Leonardo lo realizza nel settore difesa, producendo quasi solo per clienti governativi (88%). E non è un’azienda a capitale ‘italiano’: a parte la quota del 30,2% detenuta dal Ministero delle finanze, il 51,8% del capitale è nelle mani di investitori istituzionali (cioè banche, fondi d’investimento, fondi pensione) per la gran parte britannici e statunitensi.

La componente produttiva militare è passata negli ultimi 15 anni dal 56% all’83%. Ma mentre compiva questa trasformazione da impresa mista civile-militare a impresa prevalentemente militare, Leonardo ha ridotto i suoi occupati in Italia del 24%. E questo è avvenuto nonostante le molte acquisizioni di commesse nel settore militare (come la partecipazione alla produzione dei nuovi caccia F-35 per la quale in Parlamento il governo aveva promesso 10.000 nuovi posti di lavoro) e le svariate acquisizioni d’impresa.

Leonardo ha chiuso il 2024 con numeri che certificano una crescita impetuosa: ricavi a 17,8 miliardi di euro (+11,1%), ordini per 20,9 miliardi (+16,8%) e un margine operativo lordo (EBITDA) di 1,525 miliardi (+12,9%). Una performance che ha superato le previsioni degli analisti e che testimonia come il perdurare delle tensioni geopolitiche alimenti i profitti dell’industria bellica. In una nota diramata dall’azienda, si legge che è «di particolare rilievo l’apporto dell’elettronica per la difesa e sicurezza, sia nella componente europea, sia, in particolare, in quella statunitense, e nel business elicotteri». Un mercato su cui Leonardo continua a investire. Dopo aver consegnato nei mesi scorsi 30 aerei da addestramento M-346, l’azienda ha cominciato a inviare elicotteri AgustaWestland AW119Kx “Koala-Ofer” per addestrare i piloti della Israel Air Force (IAF) presso la base aerea di Hatzerim, nel deserto del Negev. Questi velivoli sostituiranno i più datati Bell-206 “Saifan”, offrendo avanzate tecnologie di avionica e capacità di volo notturno.

L’importante ruolo delle armi “Made in Italy” a Gaza è stato evidenziato dagli stessi israeliani, che hanno dichiarato al sito specializzato Israel Defense che i missili che hanno colpito la Striscia provenivano anche da cannoni fabbricati in Italia e venduti a Tel Aviv. Un dato citato anche dall’Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei The Weapon Watch, che ha pubblicamente smentito l’azienda, dopo che quest’ultima aveva affermato che l’esercito israeliano non stesse utilizzando mezzi di sua produzione nella carneficina di Gaza.

La Leonardo SpA è presente con i suoi impianti industriali in Italia, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Polonia e Israele. Israele non è solo un cliente, ma ospita stabilimenti e dipendenti di Leonardo, grazie ad un’operazione conclusasi nel luglio 2022 con l’acquisizione della società israeliana RADA Electronic Industries, specializzata in radar per la difesa a corto raggio e anti-droni e alla conseguente nascita della nuova società israeliana DRS RADA Technologies, che è controllata da Leonardo DRS Inc. con sede negli Stati Uniti. Ha 248 dipendenti in tre sedi israeliane (uffici a Netanya, stabilimento principale a Beit She’an, centro ricerche presso il Gav-Yam Negev Tech Park di Beer Sheva), oltre ai nuovissimi uffici a Germantown, Maryland, ai margini dell’area metropolitana di Washington, D.C.

DRS RADA Technologies ha partecipato alla realizzazione di ‘Iron Fist’, un sistema di protezione attivo montato sui nuovi AFV, mezzi corazzati da combattimento delle Israel Defence Forces (IDF), gli ‘Eitan’ a otto ruote destinati a sostituire i vecchi M113. La prima consegna dei nuovi blindati è avvenuta nel maggio 2023, alla 933a Brigata ‘Nahal’, con previsione di effettivo impiego operativo nel corso del 2024. Gli Eitan hanno partecipato all’invasione e alle operazioni militari di Gaza. D’ora in avanti, anche i nuovi blindati israeliani e i sistemi di protezione che montano – tra cui i radar tattici di DRS RADA, del gruppo Leonardo – potranno definirsi battle tested.

Non è questo il solo recente contributo di Leonardo alla guerra di Israele contro Gaza e la sua popolazione.

Secondo una tattica già utilizzata in altre precedenti invasioni di Gaza, l’avanzata delle truppe israeliane è accompagnata o seguita da giganteschi bulldozer blindati Caterpillar D9, che utilizzano un’impressionante potenza e un ragguardevole peso (450 HP per oltre 70 tonnellate, nell’ultima versione ‘T’) per il movimento terra, lo sminamento e per distruggere le abitazioni e le strutture palestinesi. Soprannominato in Israele ‘Doobi’ (‘orsacchiotto’), è una macchina temibile, al cui impiego si dovette tra l’altro la morte della militante nonviolenta statunitense Rachel Corrie (1979-2003), schiacciata da un bulldozer militare nei pressi del confine tra Gaza e l’Egitto mentre si opponeva alla distruzione di abitazioni palestinesi.

Anche i bulldozer blindati dell’esercito israeliano saranno dotati dei sistemi di protezione attiva e dei radar tattici di DRS RADA.

Inoltre, il gruppo Leonardo – tramite le società controllate negli Stati Uniti – supporta la mobilità dei mezzi pesanti dell’IDF fornendo gli speciali carrelli a due assi capaci di un carico utile di 77 tonnellate, un modello nuovo di heavy-duty tank trailer (HDTT) prodotto dalla DRS Sustainment Systems Inc., con sede a Bridgeton, Missouri, azienda del gruppo Leonardo.

Il Trattato delle Nazioni Unite sul commercio delle armi, ratificato dall’Italia nel 2013, vieta l’esportazione di armamenti se vi è il rischio che vengano utilizzati contro obiettivi civili. Tuttavia, le forniture continuano, come dimostra la joint venture Leonardo Rheinmetall Military Vehicles, nata nel 2024, che rappresenta un progetto industriale strategico che coinvolge stabilimenti italiani, tra cui quelli ex Oto Melara di La Spezia e la fabbrica di Domusnovas in Sardegna, gestita da RWM Italia, controllata di Rheinmetall. Le bombe prodotte da RWM Italia in Sardegna sono state utilizzate dall’aviazione saudita nel conflitto yemenita, una guerra iniziata nel 2014 che ha visto la coalizione arabo-americana bombardare il paese, causando migliaia di vittime civili e una crisi umanitaria senza precedenti. Nonostante la revoca delle forniture di bombe e missili da parte del governo italiano nel 2019, le esportazioni sono riprese e intensificate dal 2024, con un aumento significativo delle vendite e del supporto militare.

Infine, ma non meno importante, va sottolineato il contributo della Leonardo SpA nell’ambizioso e costoso progetto delle forze armate degli Stati Uniti d’America per prepararsi alla guerra nucleare: la costruzione di dodici sottomarini a propulsione nucleare armati di missili balistici intercontinentali con testate atomiche da centinaia di kiloton.

A gennaio la controllata Leonardo DRS con quartier generale e stabilimenti negli USA ha sottoscritto un contratto del valore complessivo di 3 miliardi di dollari per fornire il sistema integrato di propulsione elettrica che sarà montato a bordo dei nuovi sistemi di guerra subacquea. Nello specifico Leonardo DRS curerà per conto di US Navy e della società contractor (General Dynamics Electric Boat) la progettazione e la realizzazione del motore elettrico di propulsione principale a magnete permanente e i relativi sistemi di conduzione e controllo.

La sede operativa più interessata da questo progetto è il porto di Genova, ma anche altri cantieri potrebbero essere interessati dalla proliferazione di navi a propulsione nucleare.

«Il nucleare con reattori più piccoli consente di essere utilizzato non solo su sommergibili e portaerei, ma anche sulle navi più piccole come incrociatori o, addirittura, le Fregate» aveva affermato Pierroberto Folgiero, ad di Fincantieri, intervenendo alla tavola rotonda promossa da Confindustria Udine l’11 marzo 2025.

È risaputo che il Ministero della Difesa italiano ha avviato un progetto per implementare reattori nucleari a bordo di navi militari, con Fincantieri e Ansaldo Nucleare in prima linea nel progetto. Altri progetti sul nucleare “dual use” coinvolgono Leonardo e Enel. Parallelamente, il 28 febbraio 2025 il governo Meloni ha approvato un disegno di legge «in materia di energia nucleare sostenibile» per favorire la proliferazione di queste “piccole centrali” (i moduli SMR, small modular reactor).

Ecco quindi i motivi per cui occorre intraprendere una campagna che smascheri il ruolo nefasto che questa società sta svolgendo in Italia e nel mondo:

  1. perché costruisce e vende armi e sistemi d’arma che vengono immediatamente utilizzati in teatri di guerra;
  2. perché contribuisce al sostegno militare all’esercito israeliano impegnato nel genocidio di Gaza e ora in nuovi conflitti in tutto il Medio Oriente;
  3. perché è impegnata nella produzione di nuovi sistema d’arma nucleari e direttamente interessata al rilancio del nucleare in Italia;
  4. perché nonostante i colossali profitti incassati con le guerre in corso Leonardo SpA diminuisce il suo personale negli stabilimenti italiani, dimostrando così che tanta produzione di morte non produce neanche significativi vantaggi alla nostra economia (la tesi bugiarda tanto sbandierata dai nostri ministri).

Venerdì 20 giugno sciopero generale contro l’economia di guerra con manifestazioni in tutta in Italia - a Roma, Catania, Napoli, Firenze e Torino davanti agli stabilimenti e agli uffici della Leonardo SpA.

I dati contenuti in questo testo provengono da:

The Weapon Watch

Rete Italiana Pace e Disarmo

Campagna BDS

Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo/Dossier di Linda Maggiori

L’Indipendente online-Stefano Baudino