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Casa, le ignobili proposte di Confedilizia: il ritorno al far-west

Roma,

I padroni, certi di avere il prossimo Governo dalla loro parte, pubblicano un documento contenente le richieste per il nuovo esecutivo. Se anche solo una di esse dovesse essere messa in atto, sarebbe a discapito delle classi più deboli.
Confedilizia ha pubblicato un documento riassuntivo che contiene, in soli 5 punti, tutta l’arroganza e la strafottenza padronale di questo paese. Il documento è intitolato “5 Priorità per l’Immobiliare”. Una vera e propria richiesta per chi si presume vinca le prossime elezioni, che mette al centro gli interessi della grande proprietà immobiliare, responsabile della crisi perenne vissuta da milioni di famiglie che non riescono a pagare l’affitto o sono indebitate a vita perché hanno acceso un mutuo per l’acquisto di una prima casa di abitazione. In questo senso, non essendo soddisfatti di aver contribuito notevolmente al ristagno economico (incidenza degli affitti sui salari oltre il 50%), condizionato tutte le scelte politico-urbanistiche degli ultimi decenni ed essersi arricchiti attraverso i meccanismi della rendita parassitaria, i Confedilizi si spingono oltre provando a smontare quei pochissimo meccanismi che portano un minimo di redistribuzione e tenuta sociale. Il documento non ha nessun interesse a difendere quella piccolissima proprietà che ha solo una casa ed in quella vi abita, ma tenta di presentarsi come manifesto espresso nell’interesse generale della rendita parassitaria.
Al punto 1 si chiede ovviamente di abolire l’Imu, o meglio, sostituirlo con un tributo che sia in relazione con i servizi che i comuni (cioè tutti noi) forniscono non ai cittadini, ma ai beni immobili!
Secondo Asia-Usb invece una fiscalità equa deve essere progressiva e deve tassare di più chi ha di più. Vista l’abbondanza di patrimonio immobiliare abitativo abbandonato ed il venir meno quindi della sua funzione sociale (art. 42 della Costituzione), ci si chiede perché questo debba godere di una tassazione privilegiata e non debba essere, come noi proponiamo, acquisito al Patrimonio Pubblico ed assegnato a chi per reddito ne abbia diritto.
Al punto 3, non essendosi saziati con il bonus 110% per il rifacimento delle facciate, i padroni continuano a chiedere soldi al Governo, anche a quello che verrà. Del resto loro sono liberisti quando devono pagare le tasse, mentre chiedono l’intervento dello Stato se si tratta di spendere, come dimostrato dalla richiesta di calmierare i prezzi dei materiali edilizi risalente all’anno scorso!
Al punto 4 Confedilizia invoca lo sviluppo della “proprietà diffusa”. Non contenti della turistificazione degli affitti e della gentrificazione in corso nelle grandi città, fenomeni che qualsiasi governo dovrebbe contrastare, i padroni vogliono estendere ad ogni latitudine. Come? Chiamando “proprietà diffusa” la vendita a prezzi stracciati (sempre a loro stessi, sia chiaro) di patrimonio artisticamente o culturalmente di interesse, magari rimuovendo eventuali vincoli, in modo che loro possano affittarlo in regime di B&B. Per quanto lo svuotamento dei piccoli centri e borghi sia un processo in corso su cui intervenire, Asia-Usb crede che l’unico modo per invertire la tendenza sia riattiva i tessuti sociali ed economici dei paesi attraverso il potenziamento e la difesa dei diritti e delle tutele dei lavoratori, in primis i salari.
Nel quinto, e per fortuna ultimo punto, viene raggiunto il culmine dell’anima nera della classe padronale italiana. Senza troppi problemi Confedilizia chiede che sia loro permesso di assoldare delle squadre al soldo dei padroni per effettuare gli sfratti di chi non riesce a pagare il canone di locazione. I padroni dunque dovrebbero gestire tutto, dalla convalida all’esecuzione, attraverso squadre di legali e guardie private ben pagate. La violenza espressa durante gli sfratti da Ufficiali Giudiziari e Forze dell’Ordine non è dunque sufficiente, i padroni vogliono poterla esercitare per conto loro e vogliono che questo sia permesso dalla legge.
L’Asia-Usb denuncia con preoccupazione i contenuti di questo documento e rilancia alle forze politiche e sociali del paese la sfida di realizzare con urgenza un Piano Casa complessivo che ci liberi dal giogo di queste grandi gruppi di interesse. In Italia servono un milione di case popolari, senza consumare un millimetro di suolo. Nuovi alloggi di qualità che assicurino subito il Diritto alla Casa per tutti e tutte e che fungano anche da meccanismo di calmierazione del folle mercato degli affitti.
ASIA-USB