NON E' NORMALE CHE SIA NORMALE, una mobilità provinciale che si discosti in maniera così netta dai criteri di quella nazionale;
NON E' NORMALE CHE SIA NORMALE, una mobilità provinciale più complessa di una nazionale;
NON E' NORMALE CHE SIA NORMALE, che i criteri d’assegnazione nazionali per le leggi speciali non vengano tenuti in considerazione nella mobilità provinciale;
NON E' NORMALE CHE SIA NORMALE, una mobilità provinciale fatta dopo una mobilità nazionale, quando in tutti i comandi d’Italia, al contrario, la mobilità degli "anziani" precede quella nazionale;
NON E' NORMALE CHE SIA NORMALE, che il requisito dell’anzianità di servizio e quindi l’ordine in ruolo venga scavalcato dall’"anzianità di comando";
NON E' NORMALE CHE SIA NORMALE, che per una assegnazione definitiva bisogna passare per tre mobilità temporanee e che tra queste e la definitiva passino anni;
NON E' NORMALE CHE SIA NORMALE, che i criteri valevoli per la mobilità primaria, cambino per quella secondaria e così via;
NON E' NORMALE CHE SIA NORMALE, che i lavoratori vengano spostati d’ufficio senza un contraddittorio;
NON E' NORMALE CHE SIA NORMALE, che posti non presenti nelle tabelle, appaiano miracolosamente nell’assegnazione dei più giovani assegnati ancora temporaneamente;
NON E' NORMALE CHE SIA NORMALE, che una mobilità possa modificare i posti in pianta organica;
NON E' NORMALE CHE SIA NORMALE, che la mobilità venga spesso effettuata a ridosso delle festività, quando le ferie del personale sono state già pianificate;
NON E' NORMALE CHE SIA NORMALE, che vengano assegnati d’ufficio posti in via definitiva non presenti nelle tabelle e senza aver fatto una benché minima ricognizione;
NON E' NORMALE CHE SIA NORMALE, che delegati sindacali in aperto conflitto d’interesse prestino servizio in uffici come quello del personale;
NON E' NORMALE CHE SIA NORMALE, che le relazioni sindacali e quindi i diritti dei lavoratori e delle loro rappresentanze, vengano continuamente ignorati e calpestati;
Proprio perché questa anormale "normalità” ha preso il sopravvento sul buon senso, sulla trasparenza e sulla correttezza delle relazioni, in sfregio ai diritti dei lavoratori, questa USB ha deciso di proclamare lo stato d’agitazione per arrivare non a risolvere le sole questioni di qualche proprio iscritto,come hanno fatto altri, ma per rivedere tutto l’impianto della mobilità provinciale di Roma, nell’interesse collettivo, affinché si sanino una volta per tutte le aberrazioni che hanno portato a una mobilità così macchinosa, lenta e complicata, che ad altro non serve se non a sistemare "gli amici degli amici", penalizzando, come sempre avviene in questi casi, la maggioranza silenziosa di lavoratori, estranei a tali giochi di potere.