Il 20 gennaio gli attivisti della Rete diritti in casa e della SRU hanno impedito lo sfratto della famiglia ivoriana sottoposta a provvedimento esecutivo per morosità in seguito alla perdita del lavoro da parte di uno dei componenti della famiglia. Il nucleo, lo ricordiamo, è composto da Badia Clara e dal marito, oltre a due figli (la più piccola di 19 mesi) e al padre di Clara, anziano e cardiopatico, ed è residente in un condominio di proprietà della Immobiliare Buffolara, proprietaria di parecchie decine di alloggi in città, molti dei quali lasciati vuoti.
La massiccia presenza di attivisti, accorsi per difendere il diritto all’alloggio della famiglia in stato di necessità, ha di fatto evitato l’intervento delle forze dell’ordine, giunte insieme all’Ufficiale Giudiziario. Parallelamente la famiglia stava definendo con le assistenti sociali di via Marchesi il passaggio temporaneo (un mese) in un residence. Questa sarebbe stata una soluzione temporanea che tutti i componenti della famiglia avrebbero accettato in attesa di accedere ad una abitazione adatta alla propria situazione economica,e anche rendendosi disponibili al pagamento di una parte del costo di tale affitto temporaneo.
L’unica condizione posta dalla famiglia è stata quella di rimanere unita.
Ma abbiamo dovuto assistere ad un assurdo irrigidimento da parte del Comune di Parma che ha insistentemente preteso che il marito di Clara non potesse beneficiare dell’accoglienza presso il Residence. Questa decisione è incomprensibile in virtù del fatto che, come sopra specificato, nel nucleo è presente una bambina di 19 mesi e ci si aspettava un atteggiamento di buon senso da parte di un’amministrazione che fa della difesa dei valori familiari il proprio cavallo di battaglia. Per riaprire la trattativa e ottenere una soluzione che consentisse di mantenere unito il nucleo famigliare, gli attivisti sono intervenuti presso la sede dei servizi sociali di Via Marchesi. Dopo un lungo incontro, sembrava che le assistenti sociali avessero trovato una soluzione possibile presso un Residence non ancora convenzionato con il Comune, in grado di ospitare l’intero nucleo familiare: esito questo che avrebbe consentito in pochi giorni, se non il giorno successivo, di liberare l’appartamento oggetto dello sfratto.
Pochi minuti dopo lo scioglimento del presidio, invece, una telefonata da parte dell’assistente sociale riferiva il rifiuto, da parte dei dirigenti, della proposta concordata. La famiglia è pertanto rientrata nell’alloggio di via Jenner senza una soluzione alternativa praticabile.
Non riteniamo che la questione si possa chiudere in questo modo e saremo al fianco della famiglia fino a una soluzione dignitosa. Tutto ciò non fa che dimostrare la necessità di provvedimenti forti, come il blocco degli sfratti, per arginare l’emergenza abitativa montante e dimostra altresì l’inadeguatezza degli strumenti del Comune in una situazione che diventa di mese in mese più grave.
Invitiamo l’Assessore alle politiche sociali Lasagna a esprimersi pubblicamente in merito alla questione.
Rete Diritti in Casa
SRU Società di Riappropriazione Urbana