La nota della responsabile direzione risorse umane e organizzazione RM-AN-CA del 7 gennaio 2019 è una palese violazione delle norme sindacali alla quale, a parte la nostra diffida, non viene data adeguata risposta dalla restante totalità delle OOSS e della RSU della DTP Roma; anzi negli impianti si stanno vedendo all'opera diversi esponenti sindacali che invitano a considerare legittima l'assurda nota aziendal/societaria, ingenerando tra i lavoratori confusione e senso di impotenza.
Questo significa un gravissimo attacco ai diritti sindacali dei lavoratori nella DTP Roma, che subito dopo si abbatte sulle loro condizioni di lavoro, tenendo ben presente che già in vigenza temporale dell'accordo oggi scaduto, la società/azienda stava praticando sfondamenti costanti dei vincoli organizzativi lì previsti su orari di lavoro e riposi giornalieri e settimanali, utilizzando impropriamente strumenti contrattuali quali la “reperibilità” o la “disponibilità” per chiamare a lavoro anche nei detti periodi di riposo.
Eppure le stesse OOSS oggi così (dis)impegnate sul campo sono promotrici di una iniziativa di mobilitazione del settore, annunciata lo scorso dicembre con l'apertura delle procedure di raffreddamento a livello nazionale e il blocco delle relazioni industriali territoriali, in relazione al gravissimo problema della mancanza di sicurezza nelle attività di manutenzione all'infrastruttura ferroviaria, la cui soluzione si è evidenziata improcrastinabile data la tremenda catena di incidenti gravi e mortali delle ultime settimane sui cantieri di RFI.
Ci chiediamo come possono coesistere due comportamenti tali e come definire sul piano etico-morale questa situazione, non potendo certo ritenere una posizione sindacale quella di chi lascia indisturbato il libero arbitrio padronale, mentre dichiara di opporsi ai danni mortali del lavoro selvaggio nei cantieri ferroviari.
Le questioni collegate a questo nefasto quadro sono molte come emerso nel recente ciclo di assemblee negli impianti della DTP Roma dove i lavoratori hanno illustrato tutte le sfaccettature di degrado delle condizioni di lavoro negli impianti manutenzione, in molta parte dovute al sovra utilizzo costante e continuato ( negli ultimi anni) dei pochi addetti del settore tra i quali, per di più, vi è una notevole percentuale di neo assunti in apprendistato che contrattualmente e legislativamente soggetti a tutele speciali, sono invece impiegati ordinariamente nel tentativo (fallimentare) di rattoppare i disastrati organici di RFI. E' emersa dunque una critica di fatto ai contenuti di certi accordi che da anni stanno consentendo al management di RFI di consuntivare miliardi di euro in attività sulle infrastrutture ferroviarie facendo costante ricorso a lavoro straordinario e incrementando la richiesta di prestazioni notturne e deroghe sui nastri di lavoro contrattuali a tutto vantaggio degli interessi economico-organizzativi dell'impresa privata.
Ci chiediamo ulteriormente dunque quali possano essere le prospettive di miglioramento delle condizioni di lavoro, legate alla contrattazione sindacale, se i presupposti sono questi: riteniamo che la situazione di degrado delle condizioni di lavoro nel settore manutenzione infrastrutture di RFI deve essere immediatamente e realmente riposta al centro delle relazioni industriali prima di ogni altro ragionamento sulle esigenze di produzione e/o produttività che si vogliano da parte padronale, con denunce, scioperi e mobilitazione crescente della categoria, per imporre l'obbligo di migliaia di assunzioni, dei dovuti riconoscimenti professionali, di reali tutele sulla salute e sicurezza, per ridare ai lavoratori interessati tutti una speranza di cambiamento in meglio legata alla certezza di regole democratiche e di partecipazione accettate e rispettate dalle parti datoriale e sindacale.
Unione Sindacale di Base Lavoro Privato