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Presidio sotto la regione Lombardia dei lavoratori della Pensotti di Legnano

Legnano,

ANCORA UNA VOLTA I LAVORATORI PAGANO LE SCELTE SCELLERATE DELL’AZIENDA E DELLA BUROCRAZIA. I LAVORATORI DAL 15 DICEMBRE 2018 SONO SENZA NESSUN TIPO DI RETRIBUZIONE, ABBANDONATI AL PROPRIO DESTINO.

Il 7 novembre 2018 le organizzazioni Sindacali USB Lavoro Privato, FIM CISL e FIOM CGIL hanno sottoscritto presso il Ministero del Lavoro una cassa integrazione straordinaria, come previsto dal Decreto Genova, per dare continuità salariale ai lavoratori. Ad oggi ci risulta che la pratica è ancora ferma in elaborazione. Inoltre era stato siglato un accordo che prevedeva, in caso di accettazione da parte del Tribunale del piano di concordato liquidatorio, un anticipo di una parte delle spettanze dei lavoratori (congelate per effetto del concordato presentato dalla Sices Pensotti) dall’azienda per poter traghettare gli stessi, soprattutto quelli più in difficoltà, tra la chiusura della vecchia CIGS a quella siglata il 7 novembre.

 

Abbiamo dunque da un lato il Tribunale di Varese che ha chiesto integrazioni documentali alla Pensotti per avere un quadro più preciso e trasparente prima di esprimersi, viste le imponenti somme debitorie dell’azienda, dall’altro la CIGS che a distanza di ormai quasi tre mesi non si vede neanche lontanamente.

 

In mezzo ci sono i lavoratori con le loro famiglie che dal 16 dicembre 2018 non percepiscono alcuna retribuzione, come se fosse una loro responsabilità il fatto che la Pensotti Caldaie di Legnano, del Gruppo Sices, abbia accumulato milioni di euro di debiti che non derivano da una crisi per mancanza di commesse, ma da una crisi puramente economica, bancaria.

 

Le Organizzazioni Sindacali erano state chiare, il percorso doveva prevedere che i lavoratori non sarebbero dovuti rimanere senza un minimo di reddito neanche per un mese.

 

PER QUESTI MOTIVI, LUNEDI’ 28 GENNAIO 2019 DALLE ORE 10:00 I DIPENDENTI DELLA PENSOTTI CALDAIE DI LEGNANO SARANNO SOTTO LA REGIONE LOMBARDIA IN PRESIDIO PER FARE SENTIRE LA LORO PROTESTA E CHIEDERE ALLE LE ISTITUZIONI DI ATTIVARSI PER TROVARE SOLUZIONI E RIDARE DIGNITA’ AI LAVORATORI E ALLE LORO FAMIGLIE.