Durante l’incontro al Mise, il duro confronto tra le parti costringe Unicoop a frenare sui tempi e presentare nuove proposte.
Nella mattinata di martedì 15 gennaio si è tenuto l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico per sciogliere la questione degli otto punti vendita Coop nel Sud del Lazio. Una vertenza che vede i lavoratori in lotta da quasi cinque mesi per difendere il proprio posto di lavoro e i diritti salariali e normativi.
Tanti gli incontri svolti in questo periodo, in cui l’USB ha sempre chiesto ad Unicoop Tirreno di presentare un piano industriale almeno regionale, che coinvolga tutto il mondo cooperativo. Ricordiamo come in questa Regione siano presenti cinque cooperative con più di 135 negozi e varie articolazioni. L’ USB ha sempre ribadito che una situazione simile non può essere gestita per singoli punti vendita, scaricando le responsabilità del movimento cooperativo sui dipendenti.
L’azienda, nel suo primo intervento, ha confermato la propria linea di condotta. Sono state nuovamente annunciate, entro fine maggio, le chiusure di quattro negozi e la ristrutturazione per gli altri quattro. Come incentivi all’esodo sono stati proposti 20 mila euro per il licenziamento e cinque mila per il trasferimento in Toscana.
L’ USB ha espresso forti dubbi su questa presa di posizione della società, che comporta, allo stato attuale, 95 esuberi per le chiusure e 40 per le ristrutturazioni e un vero e proprio trasferimento di massa dei lavoratori a centinaia di chilometri da casa.
Vi è stata la netta contrarietà dei sindacati, degli esponenti politici delle zone interessate, compresi i rappresentanti delle regioni Lazio e Toscana, a cui si sono aggiunte le eccezioni sollevate dal Vice Capo di Gabinetto ing. Sorial. Tanto che la cooperativa, dopo una pausa, è stata costretta a proporre una soluzione alternativa.
Segno quindi che i margini per tutelare i lavoratori ci sono.
Unicoop ha proposto incentivi all'esodo di 35 mila euro per un full time e di settemila cinquecento euro per il trasferimento. Inoltre ha dichiarato che i negozi verranno progressivamente dismessi, solo dopo l’uscita dei lavoratori. Saltano quindi i limiti temporali.
La cooperativa ha proposto in aggiunta l’apertura delle procedure di mobilità in tutto il Lazio, queste permetterebbero di gestire i trasferimenti all’interno della stessa regione e non più in Toscana.
L’Usb ritiene ancora insufficienti queste misure così come esposte. Si apre, comunque, un nuovo spazio di discussione che verrà approfondito nell’incontro del prossimo sabato, sempre a Roma. In ogni caso, non verrà accettato alcun piano industriale che abbia come unico punto fermo la chiusura di quattro punti vendita. Vanno rispettati tempi e modi degli ammortizzatori, che tutte le parti sapranno mettere in campo, conciliandoli con la vita dei lavoratori.
L’ USB pretende garanzie occupazionali e salariali certe per i lavoratori.
Usb Commercio