Come i Lavoratori dei CAM ricorderanno, il 17 settembre 2007 gran parte delle organizzazioni sindacali firmarono con l’Amministrazione un accordo sperimentale avente durata di tre mesi con cui vennero assegnati ai CAM 200.000 controlli di qualità sulle dichiarazioni dei redditi – prevalentemente dei sostituti d’imposta - al fine di verificare la correttezza degli esiti scaturiti dai controlli automatici.
Poiché nulla è più definitivo della sperimentazione, l’Agenzia Entrate ha ben pensato nei mesi scorsi di emanare la circolare n. 10/2008 con cui ha assegnato unilateralmente e definitivamente per tutto il 2008 nuovi controlli di qualità, in barba agli impegni presi precedentemente (verifica della sperimentazione ed effettuazione dei controlli su base volontaria).
In fondo non è accaduto niente di nuovo, a parte il rivoluzionamento di un settore che fino a qualche anno fa era considerato strategico per lo sviluppo delle conoscenze in materia tributaria e che nei momenti caldi delle innovazioni normative ha saputo far fronte a un carico di richieste di elevata difficoltà, provenienti da cittadini provati e professionisti del settore tributario.
Il declino di quel settore si leggeva chiaramente fra le pieghe delle scelte organizzative assunte dall’amministrazione e per questo ci eravamo battuti a quel tavolo di settembre per evitare che la falla si allargasse. Se si riteneva necessario coinvolgere i CAM in ulteriori attività della “filiera” lo si doveva fare a patto di affrontare complessivamente la discussione sul futuro di quegli uffici e dei Lavoratori.
Nel frattempo la loro marginalizzazione si è manifestata ripetutamente, ad esempio quando l’esperienza maturata nei CAM è stata esclusa dal novero di quelle valutate ai fini degli interpelli per le posizioni organizzative. Altre spie si sono accese quando nel corso della rilevazione delle esperienze lavorative le professionalità più fortemente compresse verso il basso si sono concentrate proprio nei CAM, in nome di quella autonomia operativa che troppi valutatori di prima e di seconda istanza hanno voluto misurare senza nemmeno saper definire. Altre spie si sono accese che poi i firmatari dell’accordo provvisorio di settembre 2007 hanno volute ignorare. Oggi era difficile immaginare un accordo sindacale che salvasse la situazione di fatto senza danneggiare la credibilità dei vecchi firmatari.
Così, come per magia, è sparito l’accordo sui CAM ma sono rimasti i carichi di lavoro. Si lascia paventare la possibilità che queste lavorazioni possano portare in dote un carico maggiore di salario accessorio: preso da dove e dalle tasche di chi? Forse si ignora che gli stanziamenti sul salario di produttività oggi sono più che mai a rischio e che è concreta la possibilità che in futuro ci sia minore disponibilità per tutti? E questo maggior carico di salario accessorio sarà anche un risarcimento del danno professionale subìto per aver vista disperso un patrimonio di conoscenze e professionalità oggi messo al servizio dei controlli automatizzati?
Comprendiamo la difficoltà che si sarebbe incontrata nel varare un accordo che di fatto avrebbe aperto scenari nuovi sul fronte dei servizi: non dimentichiamo che lo stesso accordo avrebbe dovuto dire qualcosa sull’avvio – anche questo casualmente sperimentale – degli sportelli virtuali in Lazio e Umbria. Qualcosa dunque si muove, senza la dovuta chiarezza e trasparenza.
L’unica cosa ormai chiara è che l’Agenzia Entrate ama più i bruchi che le farfalle.