Al contrario di altri soggetti sindacali RdB Arsenale insieme ad RdB DIFESA Provinciale, Regionale e Nazionale non ha mai ritenuta conclusa la vertenza e quindi non riprenderà la lotta in mancanza di risposte dal Ministro nel corso dell’incontro del giorno 8 luglio per il semplice motivo che non ha mai smesso di lottare anche in splendida solitudine quando è stato il caso.
Oggi esiste un fronte sindacale unitario, a livello locale, che tenta di opporsi ad un chiaro disegno di privatizzazione portato avanti negli anni dalla controparte che tocca molteplici aspetti e tenta di accontentare gli appetiti dei molteplici attori della vicenda: pubblici, privati, politici, economici.
Interessi leciti e meno leciti ruotano intorno al nostro posto di lavoro, alle aree demaniali, agli appalti, al consenso politico e clientelare che vi si può costruire sopra.
La nostra posizione in merito al frammento di vertenza che stiamo vivendo l’abbiamo ampiamente pubblicizzata: eravamo per spostare a Roma la mobilitazione già in occasione del prossimo incontro, ciò non si è potuto fare per l’indisponibilità di gran parte delle altre sigle sindacali, farlo comunque, magari con una parte delle OO.SS. sarebbe stato possibile ma avrebbe causato una rottura definitiva del fragilissimo e difficilissimo equilibrio unitario.
Abbiamo quindi responsabilmente deciso di partecipare al presidio di protesta che si terrà martedì 8 sotto la prefettura, come da comunicato stampa unitario, scegliendo di inviare all’incontro con il Ministro, d’accordo con il Coordinamento Nazionale, un Lavoratore dell’Arsenale, un nostro delegato che potrà manifestare in quella sede la gravità della situazione e riportare direttamente e senza mediazioni gli esiti dell’incontro al territorio e ai lavoratori dell’Arsenale.
Diciamo chiaramente che siamo estremamente pessimisti sull’esito di tale incontro semplicemente perché, oltre alle note difficoltà del settore Difesa, si inquadra in un momento di attacco senza precedenti ai lavoratori pubblici che lascia chiaramente trasparire una volontà di azzeramento del pubblico a favore del privato che fa strame di diritti sacrosanti acquisiti in quarant’anni di lotte e sacrifici dei lavoratori.
Che poi il paladino della crociata contro i lavoratori pubblici, se la prenda solo con gli operai e gli impiegati tralasciando di parlare dei suoi colleghi parlamentari o metta nello stesso calderone la sua attività di professore universitario il cui orario di lavoro è di dodici ore alla settimana comodamente seduto a parlare, con le quaranta e passa ore settimanali (quando è possibile fare un po’ di straordinario che integri la misera paga statale) di uno dei nostri lavoratori che deve strisciare in un tubo lancia siluri o lavorare in un angusto fumaiolo o magari saldare il ponte di una nave con quaranta gradi di calore all’ombra ci pare scandaloso.
Le frasi pronunciate dal ministro Renato Brunetta:
"Io sono un bravo professore" e
«Con Tremonti ci conosciamo da 28 anni, quando lui era un brillante giovane professore a Venezia e io ero un giovane incaricato. Tra noi c’è sempre stata una sfida a vedere chi è più bravo. Tremonti è fantasioso, io sono fantasioso. Giulio ha grandi visioni, io ho grandi visioni. Lui è geniale, io sono geniale. Ecco, il nostro è un rapporto tra due persone geniali. Tutto qui»
tratte da interviste al Corriere della Sera basterebbero da sole a farsi l’idea di cosa ci aspetta se non fosse che il coraggioso moralizzatore bravo e geniale per sua certificazione dimentica di percepire lo stipendio da ministro in contemporanea con quello di deputato facendo orecchie da mercante alle richieste di dimissione da parlamentare che giungono dalle sua stessa parte politica.
Siamo dunque di fronte ad un grande ministro che ha scelto l’impegno politico sacrificando un premio Nobel – come ha dichiarato – oppure ad un deputato fannullone?
Dagli allo statale (ma solo ai pesci piccoli!), dunque e allora perché per l’Arsenale dovrebbe essere diverso?