L’approvazione dell’emendamento sulle nuove forme di precariato nelle Università completa il quadro di un vasto piano di ridefinizione della ricerca universitaria nel segno della precarietà con il primo effetto rappresentato da migliaia di licenziamenti degli attuali Ricercatori precari.
Le nuove forme di precarietà passate con l’emendamento si vanno ad aggiungere al contratto di Ricerca (ContRIC in seguito) che, solo all’università, viene interpretato sostanzialmente come un TD senza diritti, partorito dal tavolo dell’ARAN con l’approvazione di TUTTI i sindacati.
Un piano bipartisan che ha visto coinvolti, oltre a Governo e opposizione, i governi degli atenei e degli enti pubblici di ricerca, CRUI e CoPer, che arriva in risposta alle mobilitazioni che in queste settimane hanno animato le Università.
Seppure tecnicamente le 3 nuove forme di lavoro precario non aumentano il numero dei precari, impediscono di fatto a circa 30 mila RTDa e alla metà degli attuali assegnisti la partecipazione alle nuove forme contrattuali, predisponendo quindi il loro licenziamento, salvo dare il via libera alla loro stabilizzazione, ipotesi che non sembra essere nelle intenzioni del Governo.
Una complessiva ristrutturazione di cui faranno le spese anche quei settori tematici, non utili alle aziende e alla guerra, che nell’Università Europea rischiano l’eliminazione.
Il ContRic sostituisce, per decisione baronale, l’RTDa senza averne i diritti e avendo minor durata e la chiusura alla riforma Madia, questo per decisione dei firmatari all’ARAN. Negli enti di ricerca sarà, invece, un cococo. L’incarico post Doc è un cococo con limiti all’accesso per gli ‘anziani’, l’incarico di ricerca una borsa di studio a termine. TUTTI E 3 QUESTI CONTRATTI SONO ILLEGITTIMI PER LA NORMATIVA EUROPEA E USB LI DENUNCERA’ (non ci limiteremmo alle letterine come fanno altri, ma chiederemo la procedura di infrazione per l’Italia).
CHE FARE?
A fronte di fatti che purtroppo suffragano la nostra analisi, USB conferma la proposta, portata già in parlamento e al MEF il 12 maggio, di sostanziale costituzione di un settore di ricerca non docente all’università attraverso la stabilizzazione nei ruoli di TECNOLOGO a tempo indeterminato che, seppure peggiorato dagli accordi ARAN-sindacati rispetto a quello degli enti di ricerca, è la strada per arrivare al riconoscimento del diritto ad un lavoro stabile e garantito, nonché alla proroga degli attuali contratti precari nelle more della stabilizzazione.
Condizione necessaria per la realizzazione di questo percorso è lo stanziamento di risorse per un piano assunzioni straordinario e per il giusto riconoscimento delle professionalità e delle competenze del personale già di ruolo, con il passaggio di tutti i laureati magistrali a tecnologo (basta sotto-inquadramenti) e di tutti i tecnici-amministrativi con laurea breve o anzianità di servizio decennale alle elevate professionalità.
Un piano per difendere i diritti dei lavoratori, precari e non.
Un piano per difendere la ricerca dal suo utilizzo a fini bellici.
Venerdì 20 giugno sciopero generale e sabato 21 giugno manifestazione nazionale contro la precarietà, contro la guerra, per una Ricerca Pubblica libera e pacifista