L’assemblea operaia convocata dall’USB a Bologna sabato 19 giugno ha riunito presso la sala Nosadella oltre 200 fra delegate e delegati provenienti da tutta Italia.
L’USB nel corso di questi mesi ha dato vita ad appuntamenti orientati a dialogare con una stagione di lotte durissime, con i tanti scioperi che hanno visto protagonisti i facchini della logistica, i portuali, i trasporti, i lavoratori dei campi e delle fabbriche, della grande distribuzione organizzata e del commercio, e quelli condannati al precariato da un’organizzazione industriale fondata su appalti e lavoro nero, ma anche vertenze come l’ex-Ilva e Alitalia che insieme nelle piazze hanno rivendicato la necessità di nazionalizzare i settori strategici.
Quello di Bologna è un appuntamento su cui l’USB ha lavorato da tempo, sintesi di fatto delle precedenti assemblee nazionali della logistica dello scorso dicembre a Roma, dei portuali l’8 maggio a Genova e del meeting nazionale di Livorno in occasione del blocco del traffico d’armi nei porti italiani, lotta a cui l’assemblea bolognese ha dato il pieno sostegno esprimendo solidarietà ai compagni del C.A.L.P. di Genova che continuano ad essere oggetto di un’ingiusta persecuzione giudiziaria, nonostante l’ampio consenso ottenuto nel paese e a livello internazionale.
L’assassinio di Adil, militante sindacale del SiCobas schiacciato da un tir davanti ai magazzini Lidl durante lo sciopero nazionale della logistica, ha ricordato a tutti l’omicidio di Abdel Salam militante USB assassinato nell’identico modo nel 2016 a Piacenza. Una rabbia consapevole ha accompagnato i lavori dell’assemblea, aperti dalla relazione di Sasha Colautti che ha posto in evidenza come questi omicidi, così come i pestaggi di squadracce di picchiatori professionisti, non siano casi isolati, ma rispondano ad una necessità di frantumare la resistenza e la ribellione ad un sistema di sfruttamento, quale quello della logistica e non solo, sempre più pesante e sempre più rispondente alla possibilità di conquistare spazi di mercato all’insegna della competitività più sfrenata.
I molti interventi e le delegazioni dai posti di lavoro, braccianti, logistica, trasporti, Stellantis, Piaggio, Alitalia, ex Ilva, Titan, Marcegaglia, solo per citarne alcuni, figure storiche del movimento sindacale, portavoci di lotte nazionali che mettono insieme fabbrica e territorio in difesa dell’occupazione e dell’ambiente, dai portuali di Livorno, Genova e Civitavecchia, alle delegate punto di riferimento di battaglie dentro e fuori il proprio posto di lavoro, fabbrica o contact center, hanno dato la cifra della qualità raggiunta dall’organizzazione. Tanti interventi che hanno tenuto alto il livello della discussione contestualizzando i compiti di un sindacato di classe e conflittuale in uno scenario di accentuata competizione. Un contesto caratterizzato dall’accentramento dei poteri nelle mani dell’esecutivo Draghi e dalla criminalizzazione delle lotte a partire dall’attacco al diritto di sciopero e di rappresentanza sindacale indipendente.
Un solo rammarico, non essere riusciti a sentire tanti altri delegati e delegate, rammarico mitigato dalla convinzione che siamo alla vigilia di una stagione che richiederà il contributo di tutte e tutti.
Un’assemblea, testimonianza viva dell’evoluzione di USB in questi ultimi anni, delineata circa 5 anni fa dal Centro Studi Cestes Proteo, che basandosi su una rigorosa analisi scientifica metteva in relazione la fine della produzione di massa rappresentata dalle fabbriche fordiste con la nascita di nuove catene dello sfruttamento, dove la valorizzazione del capitale trova il suo punto centrale nella velocità della circolazione delle merci. La catena del valore quindi che incorpora nelle sue reti la produzione agricola e industriale, la movimentazione che ammassa migliaia di lavoratori nei magazzini della logistica, la distribuzione e la commercializzazione.
Su questo paradigma USB ha basato il suo progetto strategico individuando proprio nel segmento della movimentazione il punto di debolezza del nemico di classe, appunto la logistica, il cui blocco determina la paralisi della produzione a monte e della vendita a valle.
Una strategia che risponde alla necessità di ribaltare ‘quella lotta di classe dall’alto’ portata avanti con successo dal capitale in questi ultimi anni, indicando nel sindacato generale ed unitario, in una parola confederale, l’interprete di una nuova stagione di conflitto che raggiunga tutti i segmenti dello sfruttamento, compreso il precariato diffuso in quella ‘fabbrica sociale’, in una nuova ricomposizione di classe per superare la frantumazione e la disperazione e ricominciare a lottare.
I processi di riorganizzazione tecnologica, basati sull’automazione spinta, sulla digitalizzazione e l’intelligenza artificiale, con la sostituzione del lavoro vivo ad opera delle macchine, spina dorsale del Recovery Plan disegnato da Draghi sotto il diktat dell’Unione Europea, produrranno ancor di più dequalificazione anche del lavoro mentale e progettuale, con la conseguenza di espulsioni massicce dal ciclo produttivo e licenziamenti non solo delle figure meno specializzate. Progetto che ha la sua punta avanzata nelle multinazionali, specie dell’e-commerce che, non contente di aver moltiplicato durante la pandemia in modo esponenziale i loro profitti, di fatto dominano tutta la catena del valore.
Altro elemento evidenziato da più interventi, la necessità che una classe operaia ricomposta, riprenda con il conflitto quella funzione progressiva che negli anni 70 informò di sé tutta la società, con conquiste importanti, una per tutte il servizio sanitario nazionale, pubblico e gratuito, compresa la riappropriazione di fette di democrazia sindacale e non solo.
La composizione dell’assemblea ha reso bene caratteri e prospettive di un sindacato militante, che evolve, cresce e lavora, pur tra mille difficoltà, per adeguarsi alla domanda di difesa e di sviluppo degli interessi generali a partire dai settori nevralgici.
L’obiettivo dell’assemblea di far vivere la proposta di una piattaforma generale, comune a tutti i settori, dovrà essere ripreso e sviluppato nelle assemblee di posto di lavoro e nei territori come premessa per una ripresa generalizzata delle lotte.
- Nazionalizzazione dei settori e aziende strategici
- Riduzione dell’orario di lavoro per contrastare gli effetti negativi della rivoluzione tecnologica
- Sicurezza dei lavoratori, e introduzione del reato di omicidio sul lavoro
- Salario minimo per legge contro la pratica dei contratti atipici e lotta al precariato
- Lotta a qualunque forma di discriminazione di genere, al razzismo e al sessismo
- Sviluppo di un sistema di ammortizzatori sociali, adeguati al contesto post pandemico
- Blocco dei licenziamenti e nessuna liberalizzazione degli appalti
L’assemblea si è conclusa dando mandato alla realizzazione di un appello per la costruzione di una stagione di lotta e resistenza alle politiche antipopolari e reazionarie di cui sono portatori il Governo Draghi e l’UE.
USB Lavoro Privato
Bologna 19 giugno 2021